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Cronaca

Nel giorno dei Martiri di Otranto, Papa Benedetto XVI si dimette

C'era attesa per la comunicazione della data di santificazione degli ottocento idruntini, ma nel concistoro è giunta la dichiarazione del Papa: "Non ho le forze. Lascio il ministero petrino il 28 febbraio per il bene della Chiesa"

CITTA' DEL VATICANO - Era il giorno atteso per l'annuncio ufficiale della canonizzazione degli Ottocento Martiri di Otranto, all'interno del concistoro convocato a nella Città del Vaticano, per discutere la data in cui si dovrà tenere la cerimonia. Ma l'attenzione del mondo intero si è rivolta verso un fatto inatteso: papa Benedetto XVI ha annunciato a sorpresa che il prossimo 28 febbraio si dimetterà da vescovo di Roma e da Pontefice, per ragioni di salute fisica.

Una "svolta" storica, che, nel corso dei secoli, aveva visto un solo "caso", quello di papa Celestino V, che dopo la sua elezione e qualche mese di pontificato, aveva rinunciato al ministero petrino, tornando alla sua vita monastica. Di lui si parla al verso sessanta del III canto dell'Inferno di Dante Alighieri, tra gli ignavi, coloro "che visser sanza 'nfamia e sanza lodo", come colui "che fece per viltade il gran rifiuto". Ma durante l'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II, dinanzi alle sue precarie condizioni di salute, si era riacceso il dibattito sull'opportunità di fare un passo indietro.

Questo il testo ufficiale con cui il Papa, nel corso del concistoro, ha annunciato la sua rinuncia al pontificato: "Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.

Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.

Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio".

Singolare, invece, una nota di colore: nel suo ultimo film "Habemus Papam", Nanni Moretti, aveva preconizzato il passo indietro di un pontefice, dopo un lungo logorio interiore, per assenza di forze. Una incredibile profezia di quanto di fatto accaduto quest'oggi. Per quel che riguarda Antonio Primaldo e gli Ottocento compagni martiri saranno santificati il prossimo 12 maggio. Ma questa oggi sembra, nonostante l'attesa della comunità otrantina di secoli, una notizia secondaria.

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