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Cronaca Morciano di Leuca

Ferì a coltellate la fidanzata, confermata la condanna a otto anni di reclusione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Giorgio Vitali, il 32enne di Gagliano del Capo accusato del tentato omicidio della sua ex fidanzata, avvenuto il 2 settembre del 2018 a Morciano di Leuca

MORCIANO DI LEUCA - La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Giorgio Vitali, il 32enne di Gagliano del Capo accusato del tentato omicidio della sua ex fidanzata, avvenuto il 2 settembre del 2018 a Morciano di Leuca, confermando così gli otto anni di reclusione che gli erano stati inflitti nel processo di secondo grado. La decisione è arrivata oggi, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Non cambia dunque di una virgola la sentenza emessa l’8 luglio del 2020 dalla Corte d’Appello del tribunale di Lecce, presieduta dal giudice Carlo Errico, che aveva disposto anche il risarcimento del danno alla vittima e ai suoi familiari (parti civili con gli avvocati Luciano De Francesco e Carlo Chiuri), l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione per tutta la durata della pena, e la libertà vigilata per tre anni.

Più grave la condanna, a dieci anni, decisa in primo grado, con il rito abbreviato, dal giudice per l’udienza preliminare Carlo Cazzella (oggi in servizio al tribunale del Riesame), per l’episodio, in seguito al quale Vitali finì in carcere: colpì con un coltello da cucina, più volte, la ragazza, oggi 29enne, con la quale aveva una relazione, e che fu trovata in stato semicosciente nel bagno di casa di alcuni parenti.

Fu lui stesso a telefonare al 118, prima di fuggire e, una volta rintracciato dai carabinieri, cercò in uno primo momento di sviare le indagini, poi però gettò la spugna e confessò, aiutando gli investigatori a ritrovare l’arma usata per l’aggressione.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Paolo Pepe e Federico Martella, aveva impugnato per una seconda volta la sentenza, sostenendo che Vitali avesse agito senza l’intenzione di uccidere, ma a causa di un profondo disagio dovuto alla complicata relazione sentimentale.

Certo è, che per tutti i giudici chiamati a valutare la vicenda, il reato commesso fu quello di tentato omicidio.

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