“Final Blow”, nuovo verdetto per l’uomo accusato di essere un referente della Scu

MELENDUGNO - E’ stata ridotta in appello la condanna per Salvatore Bruno, il 56enne di Lizzanello indicato come referente per il territorio di San Foca (marina di Melendugno) della Scu nell’inchiesta antimafia “Final Blow” che, il 26 febbraio del 2020, sfociò nel clamoroso blitz degli agenti della squadra mobile con 72 ordinanze di custodia cautelare. 
Dai 14 anni e mezzo di reclusione che gli furono inflitti in primo grado, nel processo discusso col rito ordinario, gli anni ora sono diventati 11. 
La riduzione è dipesa da una serie di ragioni: è caduta l’aggravante della disponibilità di armi, contestata al reato di associazione mafiosa; è stato disposto il non doversi procedere per il furto di un gommone per mancata querela e, per effetto, è venuta meno l’accusa di estorsione (con la modalità del cosiddetto cavallo di ritorno) che riguardava lo stesso gommone.

La Corte d’Appello ha invece confermato la condanna inflitta il 17 gennaio del 2022 dal collegio della seconda sezione penale del tribunale di Lecce (composto dal presidente Pietro Baffa e dalle colleghe Francesca Mariano e Valeria Fedele) nei riguardi di un altro degli imputati che non avevano fatto istanza di riti alternativi: Antonio Murrone, 60enne di Lizzanello, a un anno, col beneficio della pena sospesa.
Non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo (entro 90 giorni) le difese (rappresentate dagli avvocati Giovanni e Gabriele Valentini per Bruno e dall’avvocata Maria Azzurra Ciccarese per Murrone) valuteranno il ricorso in Cassazione.
Tra le persone coinvolte nello stesso procedimento, anche Manola Buscicchio, 34enne leccese, accusata di favoreggiamento, (difesa dall'avvocato Alessandro Stomeo) non fece richiesta di riti alternativi. Per lei, però, la vicenda si chiuse in primo grado con un’assoluzione.