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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Surbo

Frode con 488, in 18 devono quasi 2,5 milioni di euro

Le società, di Surbo, Taviano e Galatone, di settori diversi, avrebbero frodato lo Stato grazie ad agevolazioni e contributi. Coinvolti anche dirigenti di banca e funzionari dell'agenzia delle entrate

LECCE - Tre le aziende coinvolte, diciotto in tutto le persone segnalate, a vario titolo, alla Procura regionale della Corte dei conti di Bari dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Lecce: devono restituire somme che si aggirano attorno ai 2,4 milioni di euro. Prosegue, dunque, a ritmo serrato l'operazione delle "fiamme gialle", parallela a diversi procedimenti penali in corso, alcuni dei quali di vecchia data, con reati che rischiano di cadere in prescrizione entro pochi anni, e che tende quindi ad intaccare il patrimonio di chi si sarebbe reso responsabile di truffe ai danni dello Stato tramite finanziamenti pubblici. Contributi con la Legge 488 del '92 e ed agevolazioni con la 388 del 2000, in questo caso.

Le aziende sulle quali si è posata la lente dei finanzieri, questa volta, sono di Surbo, Galatone e Taviano. Nel primo caso, sono stati segnalati il rappresentante legale, il consulente che si occupò della pratica, il dirigente di una filiale di una banca con sede al Nord e tre rappresentanti legali di altrettante aziende compiacenti, che avrebbero cioè favorito la ditta di Surbo, specializzata nella stampatura di lamine acciaio, con sede nella zona industriale, tramite fatturazioni per operazioni del tutto o in parte inesistenti. In questo caso lo Stato batte cassa per circa 1,5 milioni di euro. Nello specifico del direttore della filiale dell'istituto di credito, avrebbe fornito falsa attestazione sulla capacità finanziaria dell'azienda, a fronte nientemeno che di conti risultati in rosso.

La seconda ditta, di Taviano, che si occupa dell'installazione di impianti elettrici, deve 600mila euro. Rispondono, in questo caso, il rappresentante legale, il consulente, due funzionari dell'agenzia delle entrate per una questione riguardante crediti d'imposta e cinque imprenditori a loro volta sempre per le fatture inesistenti. Terzo caso, infine, quello di una società di promozione pubblicitaria di Galatone, per una somma che si aggira attorno ai 300mila euro. Segnalati alla Corte dei conti il rappresentante legale, il consulente della pratica ed un tecnico che avrebbe fornito false attestazioni.

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