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Cronaca

Idrocarburi sotto "Studium", indagato Giovanni Semeraro

L'inquinamento del sottosuolo potrebbe essere imputabile alla vicinanza dei terreni dove sorgeva il distributore, dismesso dal '97, di proprietà del'imprenditore. Il legale: "Bonifica già concordata"

LECCE - L'imprenditore Giovanni Semeraro è stato iscritto nel registro degli indagati per la vicenda legata al ritrovamento di idrocarburi pesanti nel suolo del nascente "Studium 2000", a pochi metri di profondità. Il cantiere è al momento bloccato, finito sotto sequestro nei giorni scorsi, dopo sopralluoghi dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico, coordinati dal capitano Nicola Candido, e rilevamenti dell'Arpa.

Lo "Studium 2000" è una struttura di proprietà dell'Università del Salento che, una volta terminata, ospiterà sedi dipartimentali e laboratori didattici. Sorge in via San Nicola, nei pressi del cimitero di Lecce.

La richiesta di sequestro preventivo era avvenuta su ordine del gip Nicola Lariccia, in accoglimento della richiesta formulata dal pubblico ministero Angela Rotondano, che ha in mano il fascicolo riguardante l'indagine, nata nell'ottobre del 2010, quando i militari del Noe sono stati contattati da un residente che lamentava forti odori di idrocarburi, a suo dire provenienti dal cantiere.

Secondo la versione in un primo momento fornita da un operaio, il liquido potrebbe essere finito in uno scavo, a causa di una manovra errata, durante un rifornimento di gasolio di un'escavatrice. Ma per il Noe le cose stanno diversamente. E dopo i rilevamenti svolti dall'Arpa, con campionamenti ed analisi (accertamenti effettuato due volte, sia al primo sopralluogo, sia nel marzo scorso), sarebbe arrivata una preoccupante conferma: il terreno su cui si stanno realizzando le strutture risulterebbe contaminato. I limiti tabellari previsti dalle norme, abbondantemente oltrepassati.

Ma dove sarebbero, in tutto ciò, le possibili responsabilità in capo a Semeraro? "La causa della contaminazione del suolo potrebbe essere in qualche modo collegata al fatto che il terreno è adiacente ad un'area sulla quale esisteva un deposito di carburanti, attualmente dismesso", avevano spiegato nei giorni scorsi i carabinieri, con chiaro riferimento al terreno occupato dalla Rg Semeraro. Il deposito, dismesso da molti anni (fin dal 1997), e finito in un'altra occasione sotto inchiesta giudiziaria.

Semeraro è difeso dall'avvocato Andrea Sambati, secondo il quale, proprio dal momento in cui il deposito ha smesso di funzionare, non avrebbe più potuto versare materiale inquinante. Eventuali perdite, dunque, potrebbero essere, sempre a detta del legale, precedenti al 1997, e comunque non conseguenza di atti volontari, ma di cattivo funzionamento del deposito, tanto che la Procura ravvisa presunte condotte colpose.

"Il cattivo funzionamento dei depositi di carburanti - sottolinea Sambati - era purtroppo la regola, per tutti gli impianti, nei tempi passati, tant'è che altri due ex distributori siti nelle vicinanze dei terreni sottoposti a sequestro, Agip ed Esso, nei pressi di Porta Napoli, hanno attivato, o stanno per attivare, la procedura di bonifica prevista dalla legge". Esiste, inoltre, un programma di bonifica già concordato dall'azienda di proprietà di Giovanni Semeraro con Regione e Provincia, a partire dal 2007.

Sarà comunque ora la Procura a fare luce. Nel più breve tempo possibile, auspica il rettore dell'Università del Salento, Domenico Laforgia. Il timore è che i finanziamenti, con fondi europei, possano andare perduti per strada, visto che vi sono scadenze ben precise da rispettare.

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