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Cronaca

Boschi e vegetazione in fumo: da giugno circa 2.500 interventi dei vigili del fuoco

Statistiche impietose per la provincia di Lecce, ma non sembra esserci ancora la necessaria consapevolezza politico-istituzionale per affrontare una questione che solo ipocritamente si può definire una emergenza

LECCE - Da metà giugno a oggi, in provincia di Lecce, sono stati circa 2.500 gli interventi dei vigili del fuoco relativi a incendi boschivi e di vegetazione: un numero enorme, considerato che dal 15 giugno al 15 agosto in tutta Italia ci sono stati poco più di 52mila operazioni dello stesso tipo.

L'informazione mainstream si è accorta molto in ritardo di questo devastante fenomeno, cioè quando roghi di grosse dimensioni hanno riguardato la Sardegna, la Sicilia, la Calabria. Ma in Puglia la situazione era nei fatti già preoccupante, drammatica se riferita al Salento dove da subito i sindacati dei vigili del fuoco hanno denunciato l'anomalia dei numeri e l'impossibilità di far fronte a tutte le richieste. Diventa anche difficile, se non ipocrita, parlare di emergenza, considerando i continui appelli rivolti alle istituzioni perché rifornissero i comandi di uomini e mezzi e perché mettessero in campo le misure di prevenzione. 

Il dato, inoltre, va arrotondato: agli interventi dei vigili del fuoco se ne sommano, infatti, altri dei volontari di protezione civile e del personale dell'Agenzia regionale per le risorse irrigue e forestali. La proliferazione degli incendi è certamente legata alla vicenda degli ulivi compromessi dalla xyella, su questo non vi è dubbio: già nella scorsa estate si erano avuti segnali che andavano in questa direzione. Questo surplus doloso si è andato ad aggiungere alle statistiche più o meno abituali: il gran caldo c'entra relativamente perché è la mano dell'uomo, quasi sempre, ad armare la distruzione del paesaggio. 

Anche oggi i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per domare le fiamme: è successo, per esempio, in località Masseria Grande, agro di Taurisano, dove sono andati in fumo due ettari e mezzo tra sottobosco e sterpaglie. Sul posto si sono recate più squadre dei pompieri.

Casili, M5S: "Mancano 10 milioni di alberi"

Nel Salento, e non da oggi, esiste insomma una questione assai seria rispetto alla quale non pare esistere ancora la necessaria consapevolezza, tantomeno rispetto alle conseguenze dal punto di vista ambientale ed economico: "Nella sola provincia di Lecce mancano all’appello oltre 10 milioni di alberi - ha commentato il consigliere regionale del M5S, Cristian Casili -. Parliamo di un dato sottostimato, se consideriamo che la provincia di Lecce aveva una superficie olivetata pari a 98mila ettari, il minor indice boschivo rispetto alle altre province italiane, e la mancanza di colture arboree specializzate. In sostanza tra abbandono della campagna e il crollo del comparto olivicolo è praticamente cancellata l’agricoltura della nostra provincia che un tempo contava su circa 160mila ettari di superficie coltivata. A ciò si aggiungono gli incendi dei boschi e della macchia mediterranea dei nostri litorali negli ultimi anni, che hanno peggiorato un quadro già fortemente compromesso nel post xylella. Questo scenario è apocalittico e surreale ed il problema non è solo di natura produttiva, agricola e paesaggistica, ma soprattutto ambientale. La carenza di copertura arborea espone questo territorio a seri rischi idrogeomorfologici, è quindi evidente che la politica debba capire come oggi  l'infrastruttura più importante per il Salento sia quella vegetale, agricola e forestale, senza la quale non c’è presente e futuro".

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