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Cronaca

Agguato al penalista, si fa strada un'ipotesi: chi ha sparato non voleva uccidere

Sono indagini serrate e complesse quelle condotte dai carabinieri della compagnia di Tricase per risalire all'identità del killer che lo scorso 22 dicembre ha ferito gravemente in un agguato l'avvocato Francesco Maggiore

LECCE - Sono indagini serrate e complesse quelle condotte dai carabinieri della compagnia di Tricase, guidate dal capitano Andrea Bettini, per risalire all’identità del killer che lo scorso 22 dicembre ha ferito gravemente in un agguato l’avvocato Francesco Paolo Maggiore, 48 anni, mentre si trovava nella sua residenza a Torre Vado, marina di Morciano di Leuca.

Secondo quanto raccontato dalla stessa vittima, che ha avuto la forza e la prontezza di lanciare telefonicamente l’allarme ai carabinieri, e dalla moglie del penalista, presente in casa con i due figli al momento dell’agguato, poco dopo le 8.20 il 48enne ha avvertito un colpo sordo contro la persiana di casa. Si è trattato, con ogni probabilità, di un oggetto scagliato contro l’abitazione, o di un colpo assestato con il calcio del fucile. Un fatto insolito che ha turbato la tranquillità della mattinata nella villetta dell’avvocato. Francesco Maggiore ha avuto solo il tempo di sporgersi all’esterno dell’abitazione per comprendere cosa stesse accadendo quando, da una breve distanza, è partito un colpo sparato da un fucile a pallettoni che lo ha raggiunto al braccio e al fianco destro.

Un agguato che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stato compiuto non per uccidere ma per fornire una sorta di avvertimento. Una tesi avvalorata da due elementi: innanzitutto il tipo di arma usata, un fucile a pallettoni, meno preciso e meno letale di altri fucili o pistole. Inoltre, appare poco probabile che chi ha sparato da una così breve distanza non sia riuscito a portare a termine la propria opera assassina, limitandosi inoltre a sparare un solo colpo. Più probabile, dunque, che lo scopo dell’agguato fosse ferire il penalista.

Per questo gli investigatori stanno scavando a fondo nella vita della vittima, un penalista molto conosciuto e stimato nell’ambiente forense, specializzato in reati come l'associazione a delinquere di stampo mafioso, il traffico di stupefacenti, la violenza contro le donne e i delitti di tipo ambientale e urbanistico. Negli ultimi anni ha assistito diversi imputati nei principali processi di criminalità organizzata, e vittime di usura e stalking. Come parte civile ha recentemente rappresentato i familiari di Antonio Giannone, il venticinquenne ucciso con due colpi alla testa il 6 aprile 2009 nei pressi dell'appartamento della sua compagna a Lecce. Elementi utili alle indagini potrebbero arrivare proprio dalle prossime deposizioni dell’avvocato.

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