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Sabato, 27 Aprile 2024
Le parole / Otranto

Arresti a Otranto, l’intercettazione: “Se avessero indagato bene saremmo già in gattabuia”

Tra le pagine dell’ordinanza che ha portato al terremoto giudiziario di stamattina a Otranto, un passaggio di come funzionava, secondo gli inquirenti, il “sistema Cariddi” attraverso le parole di uno dei due fratelli finiti in manette

OTRANTO – “Quante ce ne siamo scampate… se fossero andati a indagare veramente sulle cose giuste, saremmo già finiti in gattabuia”: recita più o meno così il passaggio di una intercettazione, in cui Luciano Cariddi, ex sindaco di Otranto, confidava ad amici imprenditori il proprio modus operandi. E ha il sapore della "beffa" o della "premunizione" se letta nell'ottica di quanto avvenuto questa mattina, con l'ordinanza di custodia in carcere per lui e per il fratello Pierpaolo, primo cittadino in carico, e quella degli arresti domiciliari per altre otto persone. 

Per la Procura, questa affermazione rappresenta la sintesi di quello che viene definito il “sistema Cariddi”. L’intercettazione testuale, riportata nell’ordinanza, recita così: “Porca lu sangu quante ce ne siamo scampate… e qua hanno tentato di denunciarci per le coglionate invece no? Se erano andati a trovare veramente le cose giuste vedi, saremmo già finiti in gattabuia”.

Secondo l’accusa, infatti, sarebbe proprio lui, il fratello minore dei due il “sindaco di fatto” della città e il promotore di un’associazione a delinquere, tesa a favorire imprenditori amici in cambio di consenso elettorale, in particolare, in concomitanza con la candidatura al senato della Repubblica del marzo 2018, nelle liste del centrodestra, poi conclusasi con un risultato personale soddisfacente ma che non ha portato all’elezione.

In un altro passaggio, parlando con un imprenditore, Cariddi, riferendosi ai pubblici ufficiali che opponevano qualche resistenza alle proprie richieste, dichiara: “Me li devo agguantare tutti e cu capiscune (capiscono, ndr) una cosa… non devono, innanzitutto, comprese le Procure, essere a servizio di se stessi per l’autoreferenzialità dei cazzi loro, ma sono tutti a servizio dei cittadini, come pubblica amministrazione… e seconda cosa cu ncignane cu se mpaurene (che inizino a spaventarsi, ndr)… non della Procura e della sovrintendenza… ma del privato cittadino che li fa un culo così per danni…”

L’ordinanza sottolinea come questo rapporto soprattutto con gli imprenditori sia “strumento indispensabile in termini di incremento, consolidamento e continuità del potere e della capacità di controllo esercitata da oltre un decennio, esercitando costanti pressioni e persino implicite minacce nei confronti dei pubblici ufficiali che rifiutavano di sottostare ai loro ordini, chiarendo anche in presenza degli imprenditori amici quale fosse la linea di condotta del sistema”

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