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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Castri di Lecce

Le intercettazioni dopo il delitto: “Se mi carcerano, mandami le sigarette”

Rafforzano il quadro accusatorio nei riguardi delle due indagate per l’omicidio del falegname di Castri, i colloqui captati dai carabinieri che per la giudice avrebbero valore confessorio

CASTRI DI LECCE - “Tu ti devi preoccupare solo se mi carcerano per mandarmi le sigarette e basta… se possibile, se non è possibile non mi servono nemmeno quelle dico”. Così Patrizia Piccinni riferì all’amica Angela Martella di aver raccontato della possibilità di essere arrestata all’ex compagno.

Questo è solo uno dei numerosi colloqui captati dai carabinieri nei giorni seguenti al delitto del falegname di Castri di Lecce, il 76enne Donato Montinaro, avvenuto la notte a cavallo tra il 10 e l’11 giugno scorsi, e ritenuti dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini  determinanti a sostenere il quadro accusatorio, costruito intrecciando i dati forniti dai cellulari, di vittima e indagati, quelli delle telecamere di sorveglianza, e le dichiarazioni dei testimoni.

In particolare, il contributo di due vicine di casa dell’anziano, si sarebbe rivelato fondamentale: una consegnò ai militari un cellulare, con la batteria staccata, che aveva trovato nei pressi di via Roma, dove abitava e fu uccisa la vittima; l'altra raccontò di aver visto, la sera del 10 giugno, tre individui, uno dei quali imbracciava una motosega, percorrere a piedi la vicina via Volta. Sia l'attrezzo che il dispositivo elettronico sono risultati appartenere all'anziano.

Proprio attraverso i tabulati telefonici è stato possibile risalire agli ultimi contatti avuti da Montinaro e tra questi ce ne erano nove avuti con Martella, dal 1° maggio al 10 giugno.

La giudice Laura Liguori, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei riguardi delle due donne e di Antonio Esposito, ha ritenuto solido il quadro accusatorio, ritenendo confessorio il contenuto di alcune intercettazioni.

In una, ambientale nella Hyundai Tucson di Martella che fu usata secondo gli inquirenti per raggiungere l’abitazione della vittima, Piccinni si lasciò sfuggire la seguente espressione, che per la gip non è altro che un’allusione inequivocabile all’omicidio e al movente economico: “E’ vero che abbiamo fatto una fesseria per migliorare la vita, ma abbiamo peggiorato la vita”.

In un’altra registrazione telematica, Martella esclamò: “N’annu beccati…n’annu beccate!” (ci hanno trovate, ndr).

Alrettanto significativa, la conversazione telefonica dell’11 agosto scorso tra le due indagate. Piccini ipotizzava che l’eventuale arresto poteva essere terapeutico per la sua depressione: “Li è facile che mi passi anche la depressione che sto in compagnia… se mi carcerano a me… ho altre carcerate che mi fanno compagnia no!”. Inoltre, la stessa annunciava all’amica la strategia difensiva cui avrebbe fatto ricorso, ossia quella di ottenere il riconoscimento di un’invalidità totale per minorazione psichica allo scopo di evitare il carcere: ”.. poi se mi danno la pensione che mi danno il 100 X 100… si mi danno la pensione… mi danno i domiciliari a casa e …. (li frego, ndr) due volte”.

A quel punto, secondo la giudice, l’altra interlocutrice per paura di essere intercettata ed evitare che l’amica continuasse a fare riferimento all’omicidio, avrebbe spostato il discorso su un altro reato, legato al furto di una bicicletta.

Stando a quanto contenuto nelle 48 pagine del provvedimento, proprio attraverso i dialoghi avuti dalle due donne, si evince la loro preoccupazione in merito alla mancata diffusione di notizie da parte dei media sulle indagini, il coinvolgimento di Esposito come esecutore materiale, e quello di un quarto individuo, che avrebbe fatto pressioni affinché Martella vendesse la vettura per eludere le indagini, ma il cui ruolo tuttavia non è ancora stato chiarito.

In merito alle indagate, la giudice ha tenuto di dover riportare nell’ordinanza quanto evidenziato dalla pm, poiché utile a una valutazione complessiva dei fatti: “Erano costantemente impegnate nella ricerca, anche attraverso i social network, di anziani benestanti, ai quali richiedere somme di denaro in cambio di intrattenimenti telefonini e di altro tipo”.

Insomma, l’ipotesi è che Martella venuta a conoscenza del denaro tenuto in casa da Montinaro - che si vantava in pubblico di questa circostanza e non faceva segreti della sua diffidenza a custodire i risparmi in banca – avrebbe architettato il piano. La rapina poi sarebbe stata così violenta da non lasciare scampo all’uomo, ritrovato la mattina seguente dalla badante della figlia disabile che al momento del delitto si trovava chiusa nella sua stanza.

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