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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

L'elicottero militare caduto: errore umano e concause

Nell'icidente in Francia persero la vita otto militari. Sei erano pugliesi, fra loro il maresciallo Tommasi di Calimera. Per la Procura di Brindisi l'errore principale forse in fase di manutenzione

BRINDISI - Da Brindisi ora la palla balza a Frosinone. Perché ad inchiesta ultimata, l'ipotesi della Procura del capoluogo messapico è che all'origine vi possa essere stato un errore umano, congiunto, però, ad una serie di concause, almeno due. Un errore, compiuto diverso tempo prima - anni probabilmente - che l'elicottero compiesse il suo ultimo, tragico volo. Ovvero, in una fase di ordinaria manutenzione, presso gli stabilimenti di Agusta che sorgono ad Anagni, nel frusinate. Si tratta della società nota nel mondo proprio perché specializzata nella costruzioni dei più sofisticati elicotteri militari. L'apparecchio in questione, ed è impossibile dimenticarlo, vista l'ampiezza della tragedia, è quel modello HH3F dell'Aeronautica militare che il 23 ottobre dello scorso anno, dopo essere partito da Brindisi, precipitò non lontano da Lisle-En Barrois, sul suolo francese, durante la traversata aerea da Digione a Florennes, quest'ultima, località belga. Fu una perdita senza precedenti, un lutto abissale che colpì principalmente la Puglia. E a versare sangue fu anche un militare della provincia di Lecce.

Sette membri dell'equipaggio appartenevano al Centro Sar di Brindisi: il capitano pilota Michele Cargnoni, 30 anni, di Brescia, il tenente pilota Marco Partipilo, 29 anni, di Bari, il primo maresciallo Giovanni Sabatelli, 50 anni, di Fasano, il primo maresciallo Carmine Briganti, 41 anni, di Valzano (Taranto), il maresciallo prima classe Giuseppe Biscotti, 37 anni, di Grottaglie, il maresciallo di prima classe Massimiliano Tommasi, 34 anni, di Calimera, il maresciallo di prima classe Teodoro Baccaro, 31 anni, di San Vito dei Normanni. L'ottavo militare era il capitano pilota Stefano Bazzo, 32 anni di Vicenza, in servizio all'83' Centro Sar di Rimini ed aggregato al gruppo che si stava recando dalla Francia al Belgio per una manifestazione interforze.

All'origine della tragedia, con ogni probabilità (e questo si comprese già poco tempo dopo il fatto) il distacco di una pala del rotore principale. I soccorritori la ritrovarono a circa un chilometro di distanza dal punto d'impatto. Il problema era dunque comprendere il motivo di questo distacco. E la Procura di Brindisi ipotizza, ora, che il disastro sia stato causato da una perdita di pressione, dovuta ad una lesione nata a causa di un errore nel corso delle operazioni di manutenzione. Il fascicolo passa dunque alla Procura di Frosinone, competente per territorio.

L'inchiesta è stata condotta dal pm brindisino Antonio Negro, insieme alla magistratura francese, tramite la nomina di consulenti, i quali hanno potuto esaminare i resti del velivolo militare nella base di Pratica di Mare, in provincia di Roma. I consulenti, però, illustrano anche la possibilità che al difetto di manutenzione, possano essersi congiunte, in una serie nefasta di eventi, anche alcune concause. Due in particolare. Uno di questo potrebbe essere un errore nella trasposizione dall'inglese all'italiano dei manuali di volo e di manutenzione. L'equipaggio, in tal caso, potrebbe essere stato traviato nel compiere le procedure esatte, qualora si fosse accesa la spia di emergenza indicante proprio la diminuzione di pressione della pala. Un'altra ipotesi, è che da Digione l'equipaggio possa aver preso il volo verso Florennes nonostante l'accensione della spia, e dunque senza aver accertato i motivi delle condizioni di pericolo.

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