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Cronaca San Cesario di Lecce

L'omicidio di Zuccaro sotto la lente. Tre colpi a segno, uno quello mortale

Eseguita l'autopsia sul corpo del bodyguard 37enne di San Cesario. Restano da chiarire soprattutto le motivazioni che hanno spinto il killer a fare fuoco. Ancora nessuna novità dell'indiziato principale, Lorenzo Arseni, 47enne

SAN CESARIO – Tre sono i colpi di pistola che l’hanno raggiunto, uno quello mortale: lo sparo fatale che ha steso per sempre Gianfranco Zuccaro, bodyguard 37enne di San Cesario di Lecce, quello che l’ha sorpreso di spalle, esattamente come gli altri, è arrivato al torace e gli ha trapassato polmone e fegato. Un colpo esploso a mezz’aria, rispetto agli altri due: uno all’altezza della scapola destra – quindi più alto -, l’altro del polpaccio.

Voleva davvero uccidere, l’uomo che ha impugnato la pistola? Difficile dirlo, ma l’esito è comunque stato quello. La successione di colpi a bruciapelo, calibro 7.56, ha avuto un effetto dirompente e mortale. Di certo, ha mirato verso il corpo, il killer. Voleva colpirlo e c’è riuscito. Un raptus? Da capire. Indubbiamente ha leso organi vitali, lasciando la vittima sull’asfalto. L’autopsia è stata eseguita dal medico legale Roberto Vaglio ed ha stabilito quale sia stato il proiettile mortale. Ma la dinamica precisa è tutta ancora da verificare e potrà essere completa una volta confrontati gli esami necroscopici con quanto ripreso dai filmati. Solo così, forse, si avrà un quadro completo.

Il filmato, estrapolato da una videocamera di sicurezza della pasticceria “Natale”, ha senz’altro ripreso una scena che mostrerebbe Zuccaro intento in una discussione con un uomo identificato per Lorenzo Arseni, 47enne con precedenti condanne per droga e vicinanza, almeno in passato, con ambienti in odore di Scu. Basti pensare che nel lontano 1992 fu irreperibile per mesi. Lo cercavano per fatti di droga e arrestarono insieme ad altri che avrebbero favorito la sua irreperibilità , fra cui Lucio Vetrugno (detto “Lucio della tigre”, di Monteroni”), tornato nelle cronache nel dicembre del 2010 perché assassinato con un colpo di pistola nella sua masseria. Un omicidio, quello, ancora senza un perché.

Arseni, scontati i suoi anni, a partire dal 1999, periodo della seconda e ultima latitanza (lo cercarono per due mesi, dovendolo condurre in carcere perché condannato a cinque anni) non ha più dato modo di far parlare di sé. Almeno fino a quest’omicidio che ancora attende un movente preciso.

L’ipotesi è che, dopo aver incontrato Zuccaro ed aver discusso con lui, Arseni sia tornato nella sua auto, afferrando una pistola, mettendola in un marsupio, per poi usarla al momento opportuno. Questo, almeno, sembrano dire i filmati. E la sua “scomparsa” dal paese non depone a suo favore. Le videocamere sembrano indicarlo chiaramente. Se dietro vi siano attriti fra i due per ragioni dovute al lavoro di Zuccaro è, per ora, la motivazione più ragionevole. 

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