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Cronaca

Università, respinte le dimissioni di Carducci, ma è di nuovo bufera

Il preside di Scienze della Formazione, il cui passo indietro per ora non è stato accettato, sarebbe rimasto vittima della logica "amici-nemici" portata avanti dal rettore. L'associazione Udu si sottrae alle strumentalizzazioni

LECCE – Le dimissioni annunciate ieri dal preside della facoltà di scienze della formazione e scienze politiche, Michele Carducci, hanno sollevato un nuovo polverone di polemiche all'iterno dell'ateneo salentino. L’oggetto del contendere è stata l’istituzione, da parte del rettore Laforgia, di una “commissione di inchiesta” con il compito di valutare ed approfondire l’operato del vertice amministrativo della suddetta facoltà, in seguito alla segnalazione di continui problemi effettuata, oltre un mese addietro, dall' associazione Link – Udu.

Il primo a prendere la parola è stato lo stesso Laforgia che ha immediatamente respinto le dimissioni spiegando come "la commissione nominata a suo tempo non abbia ancora completato l'accertamento relativo alle disfunzioni denunciate dagli studenti universitari". Sulla questione è intervenuta anche l'associazione studentesca che ha voluto precisare le proprie intenzioni. Ovvero quelle "di far emergere i problemi con cui centinaia di studenti si devono confrontare quotidianamente nella sincera speranza di porvi un celere rimedio".

Questo l'elenco dei disagi già segnalati a mezzo stampa e oggetto di una mozione presentata in Senato accademico: calendario degli appelli d’esame non pubblicato nelle scadenze prescritte dal regolamento didattico d’ateneo; bacheche di alcuni docenti non aggiornate; orari di ricevimento non rispettati; problemi delle segreterie.

"Lungi da noi la volontà di scatenare un altro dibattito strumentale sulla nostra università – spiegano gli studenti - o di inserirci nelle dinamiche elettorali per il prossimo rettore, dalle quali siamo ancora lontani e che preferiamo guardare e analizzare nei tempi giusti, senza essere associati ogni qual volta ad una o l'altra parte".

Non si è fatta attendere neanche la reazione dei sindacati più agguerriti dell'ateneo che già gridano allo scempio: "Come già in passato accadde ai professori Stefano Adamo, Amedeo Maizza e ad altri, anche Carducci è rimasto vittima delle solite tecniche intimidatorie e ritorsive ispirate dalla logica amici-nemici”.

"Ancora una volta il rettore Laforgia, il cui mandato è ampiamente scaduto e prorogato, mette in campo tutta la sua rancorosità per colpire coloro che osano avere un pensiero diverso dal suo. A questa si aggiunge tanto pressappochismo che non è degno della gestione di un' istituzione così importante. - scrivono Flc Cgil, Uil /Rua - Il rettore trascina nella bagarre la figura di un preside, tra i più stimati, utilizzando, tra l'altro, istituti non idonei come queste presunte commissioni d'inchiesta che esulano dalla normativa e la cui nomina non rientra tra le sue prerogative. Calpesta i principi statutari e getta discredito sull'immagine dell'università".

"La sua azione si rivolge anche contro la figura del manager didattico della facoltà, peraltro senatrice accademica, entrando in conflitto di competenza con quelle che sono le prerogative del direttore generale di ateneo e abusando di strumenti e procedure non previsti dalle norme", denunciano le segreterie sindacali, secondo le quali Laforgia sarebbe "accecato dalla sua sete di vendetta". E i numerosi, presunti "scandali" che negli ultimi mesi hanno travolto l'università, sarebbero la prova della "mancanza di lucidità e serenità necessarie a gestire l'ateneo".

"Purtroppo Laforgia non ha neanche lo stile e lo spessore che ha dimostrato Carducci rassegnando immediatamente le dimissioni dopo aver appreso dell'insolita procedura a suo carico. - aggiungono le segreterie sindacali - Laforgia se avesse avuto la stessa sensibilità avrebbe dovuto dimettersi già da molto tempo, con l'insorgere dei vari scandali che lo riguardano".

I sindacalisti puntano anche il dito contro alcuni giuristi che si sarebbero prestati "a questo gioco al massacro, assecondando Laforgia in queste ridicole commissioni d'inchiesta che, oltre ad essere illegittime e abusive, hanno già in passato prodotto danni all'università anche in termini economici".

"E stupisce anche come altri esponenti dell'accademia, quali delegati, senatori, consiglieri, direttori di dipartimento non si rendano conto dello scempio e non decidano di prendere le distanze da un metodo di gestione che sta distruggendo l'immagine dell'università e la sua ragion d'essere. - concludono i sindacati - La loro più o meno consapevole complicità è colpevole quasi quanto quella del Laforgia che governa in spregio delle norme, delle regole e della democrazia".

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