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Cronaca Centro / Via A. Costadura Colonnello

Le metodicità dello sporcaccione: s'innamora di un angolo e ci ritorna

Il Comune ha dichiarato guerra all'abbandono selvaggio di rifiuti, ma i trasgressori non sventolano bandiera bianca. Anzi

LECCE – Se il Comune ha dichiarato guerra agli incivili che abbandonano rifiuti, gli incivili che abbandonano rifiuti non hanno ancora sventolato bandiera bianca davanti al Comune. Anzi, semmai ne avessero una, la getterebbero insieme al resto. Non dove capita, ma in punti ben precisi.

Sì, perché si sta sviluppando una nuova branca della psicologia: lo studio del comportamento dello sporcaccione. Nella sua anarchia e nel disprezzo delle norme, lo sporcaccione è comunque metodico e persino romantico: s’invaghisce di un angolo e lo riempie d’accortezze. Ogni giorno, come un amante impazzito. Solo che invece di rose rosse, recapita immondizia d’ogni colore. L’importante è avere una piazzola preferita, il proprio porto sicuro.     

Anche noi stiamo diventando metodici. Senza andare troppo lontano, senza girare la città in lungo e in largo, ci fermiamo sempre negli stessi punti, a scattare fotografie che sembrano identiche a quelle di qualche giorno o settimana prima, proprio per dimostrare che esiste la possibilità di stilare una mappa del sudiciume.

Per esempio, fra ieri e oggi, i soliti sacchetti nella solita aiuola di via Leuca (angolo via Nizza), una montagna di scarpe, bottiglie, passeggini, borse, abiti e chissà cos’altro in via Colonnello Costadura, nello spazio fra la campana del vetro e il cassonetto per gli indumenti usati (abbiamo avuto paura a scavare nella montagnola per timore che vi fosse un cadavere: invitiamo la scientifica a un sopralluogo) e persino una voluminosa poltrona sdrucita che è rimasta per quattro giorni e quattro notti sul marciapiede di via Mario Nacci (traversa di via Leuca) prima di sparire (speriamo smaltita in un luogo idoneo).

Per tutti i gusti: dalla poltrona al passeggino

E’ una situazione simile ad altri quartieri. Tanti lettori ci segnalano nei loro rioni il degrado continuo, spesso pubblichiamo sul giornale o sulla pagina Facebook le loro eloquenti foto, e ci rendiamo conto che, in fin dei conti, anche altrove le vie sono pressappoco sempre le stesse.   

E allora, sarà pur vero che i controlli si fanno sempre più serrati, anche con agenti di polizia locale e ispettori ambientali in borghese e nascosti dietro agli angoli come nelle spy story, sarà vero che aumentano anche denunce e segnalazioni di cittadini inviperiti, come ha rilevato ieri l’assessore alle Politiche ambientali, Andrea Guido (al quale va il merito di battersi per la causa, comunque), ma certe mode sono davvero dure a morire.

Insomma, oltre che “uno scatto d’orgoglio” dei cittadini, c’è bisogno anche di uno scatto di reni di chi indaga. Nei limiti del possibile, ci rendiamo conto che il lavoro è monumentale. Ma queste schifose cartoline quotidiane da Lecce iniziano a farci venire sul serio il voltastomaco. Questa non è la Lecce in cui siamo cresciuti. Non è la Lecce che amiamo. Non è la Lecce di cui si può innamorare un turista. 

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