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Lunedì, 29 Aprile 2024
Vicino alla Villa Comunale / Santa Rosa / Via Colonnello Archimede Costadura

“A Lecce non si festeggia”: bandiera del Napoli scippata e calcio nello sterno a un 17enne

La disavventura ieri sera a Lecce, per una famiglia composta da padre campano, madre salentina e due figli. "Tifosi di entrambe le squadre, una cosa davvero incresciosa". L'aggressione a un semaforo, dopo che la loro auto è stata affiancata da un'altra

LECCE – La festa per il Napoli campione d’Italia, a distanza di trentatré anni dalla conquista dell’ultimo scudetto, s’è tramutata in un incubo per una famiglia che ieri sera, come da denuncia presentata questa mattina in questura (una storia che LeccePrima può raccontare in anteprima assoluta, per voce di una delle stesse vittime), ha subito un’aggressione che si potrebbe qualificare in vera e propria rapina aggravata.

Il tutto è avvenuto, dunque, poco dopo il triplice fischio della gara disputata a Udine, dove il pareggio ottenuto dai partenopei ha scatenato la gioia biancoazzurra in varie parti d’Italia. E, sebbene in maniera più sporadica rispetto alle grandi città, cioè senza vistosi caroselli di auto, anche per le vie di Lecce.

L'episodio vicino alla Villa comunale

L’episodio in questione, per la precisione, è successo a ridosso del centro, ovvero al semaforo di viale Michele De Pietro, alle spalle della Villa comunale. È qui che un ragazzo di 17 anni che si trovava in auto con padre, madre e il fratello maggiore di due anni, s’è visto sfilare la bandiera del Napoli che stava sventolando dal finestrino semiaperto.

E non solo. Chi ha agito, assecondato dagli amici di “ronda” che urlavano e incitavano, ha pensato bene di sferrare persino un calcio nello sterno del malcapitato nel tentativo di sfilargli dalle mani anche l’asta che reggeva la bandiera. Evidentemente, con l’intenzione di proseguire l’assalto in maniera ancora più violenta, anche perché, essendo di legno, avrebbe potuto usarla per provocare ulteriori danni, magarsi sfasciando l’auto della famiglia. E per fortuna, almeno l’asta, è rimasta saldamente nelle mani del ragazzo.

"Non so se andremo più allo stadio"

A raccontare la vicenda è la madre del giovane, originaria di un comune della provincia e residente a Lecce da venticinque anni, dove svolge la sua attività professionale. Sposata con un campano, la sua è una famiglia che da sempre sostiene entrambe le maglie. Una passione pura per lo sport che porta puntualmente tutti allo stadio a seguire i giallorossi, pur battendo il cuore anche per il Napoli.

“Ma non so se torneremo più al Via del Mare dopo quello che è accaduto”, racconta, con una punta di sincera amarezza, la madre del giovane, ancora sconcertata per le violenze subite, arrivate all’improvviso, prima con una gragnola di colpi inferta sulla carrozzeria del mezzo, poi con lo scippo della bandiera, culminato con il violento calcio assestato nel petto del ragazzo.

Una situazione che ha lasciato tutti impietriti nell’auto e che è terminata solo quando il gruppetto s’è dileguato, a bordo di quello che forse era un veicolo modello Citroen, di cui però non è stato possibile leggere la targa, per la fuga repentina in una traversa. “Eravamo fermi al semaforo – ricorda la donna -, quando all’improvviso siamo stati affiancati da quest’altro veicolo”. Dentro erano in quattro, forse in cinque. La cosa che ha colpito subito, il fatto che urlassero, inviperiti, qualcosa come: “A Lecce nu se festeggia”, frase seguita da una serie di termini irripetibili. 

Solo uno degli occupanti del veicolo sarebbe però uscito, iniziando prima a battere i pugni con rabbia sull’auto della famiglia, per poi iniziare a tirare la bandiera, che era ancora sporgente dal finestrino, fino a sfilarla dall’asta. E, non contento, avrebbe cercato di impossessarsi pure di questa, non esitando a sferrare quel calcio con forza che, per il punto colpito, il pieno petto del 17enne – che era sul sedile posteriore - avrebbe potuto provocare lesioni anche molto serie. Alla fine, l’aggressore è risalito nell’auto dove si trovavano gli amici, dileguandosi fra il primo tratto di via Costadura e via di Porcigliano.

Sporta denuncia in questura

Sul momento la famiglia ha pensato solo a rincuorarsi a vicenda, facendo rientro a casa, ancora sotto choc. Solo dopo, spiega la donna, è salito anche il rammarico per non aver pensato di comporre subito il 112 o il 113. Forse, con un intervento immediato, sarebbe stato possibile riuscire a rintracciare i fuggitivi ancora nelle vie centrali di Lecce. “Ma non ci abbiamo pensato, sul momento. Eravamo solo profondamente scossi”.

Questa mattina, tuttavia, la decisione di sporgere querela contro ignoti presso l’ufficio denunce della questura, fornendo anche qualche ulteriore dettaglio e descrizione. Perché fosse dato un segnale alla città, davanti a un episodio così sgradevole. “Una cosa molto incresciosa, che non mi sarei mai aspettata da miei concittadini. Que giovani erano indiavolati, sono solo pseudo-tifosi”.

Una situazione, peraltro, che non è sembrata nemmeno casuale. È più che probabile che quei soggetti stessero girando apposta per le vie della città proprio a caccia di qualche tifoso del Napoli da “punire” per aver semplicemente osato esporre una bandiera. Saggia è stata la decisione di marito e figli di non scendere dall’auto, anche se forse il primo istinto è stato proprio quello, davanti al sopruso. Ma meglio così. Altrimenti, non si sa come sarebbe andata a finire.

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