rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Veleni, dopo la sentenza Semeraro non si arrende: "Nessuna omissione"

"Ritardi dovuti a iter burocratici per rimuovere le cause dell'inquinamento, ma le iniziative erano adeguate. L'imprenditore è stato condannato a due anni e mezzo. "Non sono state intaccate acque per uso potabile e non c'è stato sversamento volontario"

LECCE – Non si placano le polemiche e le reazioni dopo la condanna a due anni e mezzo di reclusione (pena sospesa) per l’imprenditore salentino Giovanni Semeraro, accusato di “avvelenamento colposo della falda acquifera sottostante il cantiere dell'Università del Salento e inadeguata attività di messa in sicurezza e caratterizzazione dei luoghi contaminati”. nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta “Studium 2000”, il complesso universitario alle porte di Lecce.

Attraverso i suoi legali, gli avvocati Andrea Sambati e Angelo Pallara, Semeraro precisa che “il deposito carburanti, insistente su terreno della Rg Semeraro, è stato dismesso – come documentato dalle competenti autorità - nel lontano 1997, e da allora non è stato più possibile alcun tipo di sversamento di materiale inquinante nell'ambito della citata proprietà; pertanto, allo stato non vi è alcuna fonte di inquinamento riconducibile alla Rg Semeraro".

"Le cause dello sversamento – secondo il giudizio dei consulenti della Procura, riportato nel capo di imputazione – sono riconducibili al cattivo funzionamento delle vasche in cemento che insistevano su quel terreno, e che sono state rimosse – proprio per questo motivo – nel 1980, quando Semeraro non era legale rappresentate della società e si occupava di tutt’altro”.

Riguardo alla bonifica dei luoghi i legali dell’imprenditore sottolineano che “nel momento in cui la Rg Semeraro ha appresso dell’esistenza dell’inquinamento e soprattutto della sua entità, attraverso una perizia redatta nell’ambito di un giudizio civile, ha immediatamente intrapreso le operazioni necessarie di “messa in sicurezza” e “caratterizzazione”  – come previsto dalla legge –  conferendo all’uopo incarico ad una delle poche ditte specializzate, a livello nazionale, del settore; le attività di messa in  sicurezza (da non confondere con le opere di bonifica, che saranno intraprese solo in una seconda e definitiva fase sulla base delle indicazioni delle compenti autorità), iniziate nel 2008, sono state ritenute adeguate dal collegio dei periti – guidato dal professor Fracassi – nominato dal giudice per le indagini preliminari in sede di incidente probatorio, sempre nell’ambito del processo su indicato".

"L’attività di messa in sicurezza è stata ritenuta congrua anche dalla Regione Puglia e dalla Provincia di Lecce organi deputati al controllo, nonché da tutti i partecipanti alla conferenza dei servizi che segue le operazioni di messa in sicurezza. Al più vi possono essere stati dei ritardi, dovuti ad una serie di cause di ordine burocratico e tecnico, non riconducibili alla Rg Semeraro”.

Riguardo al processo di primo grado celebrato nei confronti dell’ex patron del Lecce calcio, si evidenzia che nel dibattimento “è emerso che non sono state inquinate – come pure si è letto sulla stampa - acque di possibile destinazione ad uso potabile, in quanto per legge nei centri urbani non è possibile utilizzare i pozzi a tali fini. E comunque le analisi delle acque di falda, acquisite nel corso del processo, hanno dimostrato come le stesse fossero già ricche di elementi inquinanti (in particolare nitrati, batteri e solventi clorurati) tali da renderle inidonee anche per uso irriguo”.

Infine, Semeraro precisa “che non c’è stato mai uno sversamento volontario di prodotti inquinanti da parte di chicchessia, e che purtroppo i fenomeni del genere di quelli che si sarebbero verificati alla Rg Semeraro sono comuni a tutti i siti nei quali si manipolano prodotti petroliferi”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Veleni, dopo la sentenza Semeraro non si arrende: "Nessuna omissione"

LeccePrima è in caricamento