Flash mob delle tute rosse. Operatori Telecom insistono con la protesta
Numerosi i problemi segnalati dai sindacati di categoria: disdetta accordi di secondo livello, management che intenderebbe risparmiare tagliando il costo del lavoro
LECCE – Un flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai disagi vissuti dagli operatori di Telecom Italia. Perché i disservizi spesso sperimentati dagli utenti – a loro dire – non possono ricadere sull’ultimo anello della catena ma devono risalire ai piani alti della piramide aziendale; “fino a quel management che non è in grado di garantire condizioni di lavoro ottimali” come sostiene Tommaso Moscara della Slc Cgil.
I sindacati di categoria Fistel Cisl, Uilcom Uil ed Slc Cgil hanno portato i lavoratori in piazza, a Lecce come in molte altre città d’Italia, per ribadire che “ora basta”, la misura è colma ed all’interno del colosso delle telecomunicazioni bisogna rivedere qualcosa. Più di qualcosa, in verità.
Il punto centrale della vertenza è nelle presunte scelte “sbagliate” di un management che avrebbe “saccheggiato e messo in difficoltà l’azienda”, portandola ad un lento declino che procederebbe, inesorabile, sin dalla prima fase di privatizzazione di Telecom. I vertici si sarebbero dimostrati addirittura “incapaci di realizzare un piano industriale equo e in grado di produrre un risanamento reale, preferendo risolvere i problemi tagliando il costo del lavoro mentre, paradossalmente, continuano ad erogare cifre da capogiro ad azionisti e dirigenti”.
A preoccupare, non poco, è la disdetta dell’accordo di secondo livello, letta dai sindacati come “un tentativo di tagliere diritti e salari ai lavoratori, lasciando inalterato il modello fallimentare del passato”.
Entrando nel dettaglio, come spiega il segretario Moscara, il contratto di categoria non viene rinnovato da due anni e la disdetta degli accordi di secondo livello, utili a regolamentare turni, orari e ferie, è attesa per il 1° febbraio. “Da quella data in poi – avverte – l’azienda potrebbe inserire alcune normative previste dal jobs act, come il controllo a distanza mediante apparecchiature elettroniche”.
Sulla testa dei lavoratori (45 mila in Italia e circa 300 nel solo Salento, tra tecnici, operatori, amministrativi e commerciali) pende la spada di Damocle delle prossime decisioni dell’Agcom. L’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, potrebbe infatti affidare la gestione della rete telefonica (di cui è proprietaria Telecom) ai concorrenti che ne hanno fatto richiesta.
Due sono i rischi evidenziati dai sindacalisti: un esubero immediato di 6 mila dipendenti; conseguenze negative sulla qualità degli impianti nel caso in cui i nuovi operatori ricorressero a subappalti non controllati.
“L’azienda non può cancellare con un colpo di spugna le conquiste sindacali e dei lavoratori degli ultimi 10 anni. I lavoratori non hanno colpe e chi ha sbagliato deve pagare” tuonano i tre segretari che sono pronti a ritornare in piazza il 13 dicembre, in occasione del grande sciopero nazionale con annessa manifestazione nella Capitale.