Tragedia sfiorata in mare, pescatore sportivo ferito dopo l’impatto con una barca

SANTA MARIA DI LEUCA – Si è sfiorata la tragedia, questa mattina, nelle acque antistanti il porto di Santa Maria di Leuca, quando un pescatore sportivo subacqueo è stato colpito da un natante di circa 12 metri che era da poco uscito dall’imboccatura del porto. Al timone dell’imbarcazione da diporto a motore, battente bandiera italiana, c’era un commerciante 66enne di Lecce che a bordo aveva anche alcuni ospiti.

Il ferito, invece, è un 45enne di Bisceglie, nella provincia di Barletta-Andria-Trani, che ha avuto necessità di cure mediche. L’uomo è stato trasportato in ospedale, a “Cardinale Panico” di Tricase, con una ferita abbastanza profonda alla gamba destra, ma non corre rischi per la vita. Tutto sommato gli è andata anche bene, considerando che incidenti di questo tipo possono condurre a ferite gravemente invalidanti, quando non risultino proprio letali. In questo caso, dunque, l’impatto potrebbe essere avvenuto di striscio.  

L'impatto intorno alle 10

Tutto è accaduto intorno alle 10. Il natante si era da poco lasciato alle spalle il porto turistico di Leuca, quando si è verificato l’incidente. Appena a bordo si sono accorti di quanto avvenuto, il 45enne è stato subito soccorso. Issato, si è fatta marcia indietro, per rientrare in porto e qui attendere l’arrivo di un’ambulanza del 118, non senza recuperare anche l’attrezzatura di cui si era dotato l’uomo per le immersioni, ovvero una plancetta e uno scooter subacqueo.

Una volta a terra, il ferito è stato trasportato in ospedale, mentre la guardia costiera dell’ufficio locale marittimo di Santa Maria di Leuca ha avviato tutte le pratiche e gli accertamenti. Da prassi, anche il 66enne è stato invitato in ospedale, per tutti i test, a partire da quello sull’eventuale assunzione di sostanze, risultando negativo si al test dell'alcool, sia a quello tossicologico, mentre si dovrà ricostruire con precisione quanto avvenuto anche per definire le responsabilità precise. 

Stando alle prime ricostruzioni effettuate al momento in banchina, sembra che il diportista viaggiasse al di sotto dei 10 nodi, secondo quelle che sono le prescrizioni della Capitaneria di porto di Gallipoli, le quali prevedono il lento moto entro 1 chilometro dalla costa. Ma vi sono molti altri aspetti da verificare.

L'importanza della visibilità

Di primo acchito si tende ad attribuire la colpa, per certi episodi, all’imperizia o alla distrazione di chi si trova al timone di una barca, ma non è sempre così. Bisogna capire, per esempio, se la plancetta, che serve anche per segnalare la presenza dei sub (come le boe, sono galleggianti che dovrebbero essere dotati di una bandierina) fosse ben visibile per il moto dell'acqua (non trascinata al di sotto, come riportato erroneamente in una prima versione, ndr). 

Nella terza sezione, l’articolo 130 del Dpr 1639 del 2 ottobre del 1968 che norma la pesca sportiva, ricorda che il galleggiante di segnalazione deve essere visibile da non meno di 300 metri e che “il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione”. Nel caso in questione, dal punto di vista delle dotazioni, il sub è comunque apparso in regola, stando ai riscontri dei militari. 

Occorre stabilire anche se le distanze fossero adeguate. Per esempio, i regolamenti prevedono una limitazione secondo cui la pesca sportiva subacquea non possa essere praticata a meno di 500 metri dalle spiagge frequentate da bagnanti.

Nota: articolo aggiornato alle 23,33 con risultati dei test risultati negativi per il diportista e la conferma delle dotazioni in regola per il sub.