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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

L’afferrò per la gola e, all’arrivo dei carabinieri, si nascose in casa: 66enne a processo

Oggi, l’uomo finito in carcere lo scorso 5 gennaio per maltrattamenti nei riguardi della convivente, ha ottenuto i domiciliari col braccialetto elettronico

LECCE - E’ stato disposto il giudizio immediato nei riguardi di un 66enne leccese accusato di aver reso un incubo la vita della donna con cui aveva una relazione, durante il periodo della convivenza, dal 18 aprile del 2023 fino al successivo 30 dicembre.

Gravi le accuse messe nero su bianco nel decreto notificato all’uomo e con il quale la giudice Silvia Saracino ha fissato al 25 marzo la prima udienza dinanzi al giudice della prima sezione penale del tribunale di Lecce Fabrizio Malagnino.

Il processo si celebrerà dunque col rito ordinario, salvo che nel frattempo l’imputato scelga, attraverso gli avvocati difensori Paolo Cantelmo e Giancarlo dei Lazzaretti, di essere giudicato con un rito alternativo.

Proprio oggi, intanto, i legali sono riusciti a ottenere un alleggerimento della misura cautelare: dal carcere ai domiciliari col braccialetto elettronico.

L’accusa che lo scorso 5 gennaio gli costò l’arresto è di maltrattamenti, in particolare per aver trattato la sua convivente (oggi ospite in una struttura protetta) come un oggetto di sua proprietà, sul quale sfogare rabbia e violenza.

Stando alle carte dell’inchiesta, coordinata dalla sostituta procuratrice Maria Rosaria Petrolo, le avrebbe negato qualsiasi forma di vita sociale, controllando ogni suo spostamento, impedendole di uscire da sola, di parlare al telefono anche con i suoi familiari, controllando la messaggistica whatsapp, e arrivando a chiudere a chiave la porta di ingresso e a imporle persino di lasciare aperta quella del bagno.

Oltre alla violenza psicologica, ci sarebbe stata anche quella fisica. E le aggressioni, spesso dovute al rifiuto della malcapitata di concedersi sessualmente, avrebbero toccato l’apice lo scorso 18 dicembre, quando durante una lite, resosi conto che questa stava cercando di allertare i soccorsi, le avrebbe strappato il telefono dalle mani, gettandolo poi a terra, e afferrandola per il collo, l’avrebbe trascinata  fino alla camera da letto. Per fortuna, l’intervento dei carabinieri evitò conseguenze peggiori. In quella circostanza, tuttavia, l’uomo si sarebbe nascosto in casa e in seguito avrebbe obbligato la vittima a negare quanto accaduto poco prima.

Per paura di essere denunciato, inoltre, l'imputato avrebbe deciso di dormire in auto a San Cataldo, costringendo la donna a fargli compagnia.

In un’altra occasione, agli agenti delle volanti, intervenuti sempre su richiesta della signora, il 66enne giustificò la chiamata, asserendo che quest’ultima fosse stata infastidita dal volume della musica troppo alto, approfittando della mancata conoscenza della lingua italiana di lei che restò in silenzio per tutto il tempo.

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