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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Corigliano d'Otranto

Minore disabile da tre mesi in attesa di un montascale

Corigliano: la storia di Danilo, 13enne disabile, da tre mesi ostaggio della burocrazia. Ventitré gradini separano la sua abitazione dal mondo, ma l'Asl Lecce tarda a fargli avere il suo montascale

CORIGLIANO - Possono i bisogni essere asserviti alla burocrazia? Già solo a livello teorico, probabilmente la domanda meriterebbe risposte approfondite, tutt'altro che superficiali. Il problema è che poi certi dilemmi non restano interrogativi astratti, ma riportano alla praticità della vita e di storie delicate, come quella di Danilo, un bambino disabile di Corigliano d'Otranto. Tredici anni in groppa ed un futuro tutto da spendere: la vita gli ha sottratto l'abilità motoria degli arti, ma non ha cancellato la possibilità di inseguire i suoi sogni, provando a realizzarli. A volte basta poco, perché è già un sogno potersi sentire protagonista nel mondo, dimostrare di esserci, di avere voglia di esistere.

Ci sono ventitré scalini a tenere Danilo lontano dal mondo. Ventitré gradini che separano la sua abitazione, in via Umberto I, da quel che c'è fuori dal chiuso di poche pareti che sanno essere fastidiosamente monotone. Ventitré come il numero impresso per sperare in una vita integrata, che lo liberi dal disagio del dover starsene segregato, mentre i suoi coetanei si godono l'aria, il sole, la natura, le vie cittadine e la bellezza di un panorama che non sia mai uguale a se stesso. Ventitré scalini come una barriera architettonica enorme, difficile da infrangere, estensione visiva di quelle mentali che spesso feriscono più di quelle fisiche.

Da circa tre mesi, i suoi genitori, Sandro Barone e Sandra Garganese, combattono per avere un montascale, che permetta al loro Danilo di superare quei ventitré gradini: nel marzo scorso, ne hanno fatto richiesta, con un progetto affidato alla ditta Rizzoli di Lecce, consegnato all'Asl di Maglie, che, dopo le visure del caso, senza problemi lo ha subito autorizzato. Del resto, la necessità dello strumento, vista l'impossibilità di installare nell'immobile dove abita Danilo un ascensore, era stata rilevata da un sopralluogo, il 1° aprile scorso, e da un documento a firma dell'Ufficio tecnico Lavori pubblici del comune di Corigliano d'Otranto, a firma dell'ingegnere Nicola Dimitri.

Anche l'Asl di Maglie, nell'autorizzare con celerità il progetto presentato del montascale, nella persona del direttore del distretto, Pierluigi Camboa, aveva allegato una richiesta di semplificazione della procedura per la concessione del mezzo, dove si legge che "lo scrivente avverte la necessità di richiedere con la massima urgenza la revisione delle complicatissime procedure per la concessione di una montascale agli aventi diritto, soprattutto se in età pediatrica, dato che la richiesta della trasmissione della relazione tecnica (di un ingegnere, un architetto, un geometra, ecc.) a Lecce appare allo scrivente un'inutile e dolorosa perdita di tempo per l'utente e la sua famiglia".

Una volta inoltrata la pratica all'Asl di Lecce e, nonostante l'evidenza lapalissiana dell'urgenza legata al caso di Danilo, tra lo sconcerto dei genitori tutto si è misteriosamente bloccato. Secondo quanto racconta la madre, l'Asl di Lecce si sarebbe mostrata perplessa sull'autorizzazione da dare alla ditta Rizzoli e riterrebbe necessaria una gara d'appalto con altre ditte, per aggiudicare la realizzazione del montascale.

"Per me sinceramente - afferma disperata la madre di Danilo - è solo una perdita di tempo: la malattia di mio figlio non è una gara d'appalto per i loro interessi". La donna riferisce poi di come circa due settimane fa, siano venuti a casa sua, la fisiatra di Lecce insieme al tecnico per l'ennesima visura, facendole visionare un tipo di montascale, alla fine non risultato adatto: "Mi hanno garantito - prosegue - che dopo pochi giorni si sarebbero fatti vivi con un altro tipo di montascale di un'altra ditta: sono trascorse due settimane, ma nessuno si è fatto vivo".

La madre di Danilo, per questo, ha scelto di rivolgersi al tribunale dell'ammalato, per sollecitare soluzioni e riferire tutto l'accaduto; ma qui, è venuta a conoscenza che dall'Asl di Lecce si difendevano, raccontando di come la donna si sarebbe rifiutata di far entrare in casa la fisiatra insieme al tecnico dell'Ortoghea di Ostuni, e sarebbe arrivata persino a minacciarli; per questo motivo, i medici avrebbero manifestato a chiare lettere l'intenzione di non ritornare in quella casa, per paura della donna, che, dinanzi a queste testimonianze, commenta esterrefatta: "Una cosa assurda".

"Stiamo scherzando - si chiede la madre del ragazzo - o cosa? Preciso che mio figlio è uno scolaro, pesa 35 chili, io peso 52 e devo fare tutto il giorno su è giù con il bambino in braccio, abito in un primo piano, ci sono 23 scalini, non so per quanto tempo potrò sopportare tutto questo: il peso inizia a farsi sentire, e non posso tenere mio figlio chiuso in casa ai domiciliari senza aver commesso un reato" (https://www.youtube.com/watch?v=NO3ncwFmpGM). La donna, vista la presenza di una documentazione favorevole da parte dell'Asl di Maglie, chiede pertanto che sia autorizzato il progetto di montascale già pronto, perché dinanzi ai diritti dei disabili occorre "darsi una mossa" e non dormire.

Anche il padre tutelare del minore si scaglia contro la burocrazia di un sistema "inumano". "Abbiamo - dichiara contrariato - il piccolo a casa sequestrato, nato diversamente abile per un errore medico e voi non riuscite a mettere una firma per autorizzare questo montascale". Dinanzi al racconto di due genitori disperati e giustamente arrabbiati, non si può restare a guardare inermi e in silenzio: la sanità dovrebbe dare risposte chiare, rapide, certe e a sostegno dei diritti dei pazienti. Un minore disabile merita di scoprire che la vita per lui può essere comunque un'esperienza straordinaria. Come lo meritano i suoi genitori, che non debbono essere abbandonati a se stessi, come novelli don Chisciotte lanciati in corsa contro i mulini a vento. Quei ventitré gradini, che sembrano ostacoli insormontabili, possono essere abbattuti forse grazie ad una firma, ad un atto di buon senso.

La replica dell'Asl: "Gara d'appalto, questione di trasparenza"

Era doverosa una precisazione dell'Asl di Lecce, nella persona del direttore del Servizio di Riabilitazione, Franco Farì, che ben conosce la vicenda di Danilo e che sottolinea tutta la propria vicinanza e comprensione allo stato d'animo dei genitori, che chiedono risposte rapide. Nel momento in cui viene contattato, il medico spiega che si sta recando dal direttore generale a presentare una lettera al direttore generale dell'Asl, per promuovere una soluzione al caso in questione.

"Non è che siamo insensibili alla situazione, però, nel mio ruolo non era possibile affidare un appalto ad una ditta sulla base di una scelta di rapporti personali: per legge, esiste un medico proscrittore, esistono delle visure delle barriere, perché non tutte sono uguali, e soprattutto per legge siamo obbligati ad una gara d'appalto. Il nostro compito era quello di realizzarla in tempi rapidi, come effettivamente abbiamo fatto. Del resto, non è vero il dato sui tre mesi, perché da noi la pratica è arrivata ad aprile e siamo nel computo dei venti-venticinque giorni".

"Tra l'altro - racconta Farì - i nostri fisiatri e tecnici si sono già presentati due volte presso l'abitazione, per cercare di valutare il tipo di cingolo da adottare alla scala, quindi, penso di poter dire che abbiamo dimostrato tutte le nostre buone intenzioni ad aiutare il ragazzo e la sua famiglia e tutta la nostra buona fede". E allora, ci si chiede, dov'è l'inghippo? "Noi contavamo di risolvere il tutto in una decina di giorni, senonché il problema l'ha creato la ditta aggiudicatrice dell'appalto (La Tecno Hospital di Acquaviva delle Fonti, come confidato dallo stesso medico, ndr), che non ha mandato ancora il proprio tecnico".

"Per questo, sto presentando un atto di sfiducia nei confronti della ditta, chiedendo al direttore generale che in deroga alla gara d'appalto sia affidato l'incarico ad altra ditta, per ottemperare in pochi giorni al disagio. Ma ribadisco, non potevamo fare altrimenti, sottraendoci alla gara d'appalto, perché nessuno potesse venirci a contestare che avevamo affidato un appalto su base fiduciale: abbiamo agito al di sopra di ogni sospetto".

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