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Cronaca

Minori adescate sui social e ricattate: condannato a 16 anni di reclusione

Due condanne in meno di sei mesi sono state inflitte a un 41enne palermitano, smascherato attraverso la denuncia di una ragazzina della provincia di Lecce. Dal carcere, la lettera al giudice: “Chiedo perdono”

LECCE - Avrebbe mietuto decine di vittime in tutta Italia, anche nel Salento, utilizzando lo stesso copione: adescare minorenni sui social, chattare con loro e, una volta conquistata la loro fiducia, indurle a inviargli fotografie in cui erano nude o in atteggiamenti di autoerotismo. Se qualcuna di queste si rifiutava di continuare a spedirgli il materiale richiesto, sarebbe ricorso alle minacce, come quella di mostrare le foto già in suo possesso ai genitori. E’ questa la vicenda per la quale D. L. C., 41enne di Palermo, è stato condannato due volte, in meno di sei mesi, per complessivi 16 anni di reclusione.

L’ultimo verdetto, a quattro anni e tremila euro di multa, è stato emesso ieri, al termine del processo discusso col rito abbreviato, dal giudice per l’udienza preliminare Michele Toriello, lo stesso magistrato che, il 28 settembre scorso, gli aveva inflitto la pena di dodici anni (decurtata anche in questo caso di un terzo, in ragione della scelta del rito speciale), più il pagamento di una multa di 22mila euro, riconoscendo la sua responsabilità in diciannove episodi.

L’avvocato difensore Mirko De Luca valuterà il ricorso in appello non appena esaminerà le motivazioni della sentenza già depositate.

Intanto, l’imputato è detenuto nel carcere “Pagliarelli” di Palermo e da qui, qualche giorno prima del processo, aveva preso carta e penna per scrivere al giudice Toriello una lettera in cui, oltre ad ammettere gli addebiti, come già aveva fatto durante l’interrogatorio di garanzia, aveva espresso il proprio pentimento e chiesto scusa per tutto.

A determinare l’apertura del primo procedimento per pornografia minorile fu la denuncia dei genitori di una minorenne residente in provincia di Lecce. Le indagini, condotte del pubblico ministero Luigi Mastroniani con i carabinieri della tenenza di Copertino, guidati dal luogotenente Salvatore Giannuzzi, sfociate nel gennaio del 2020 nell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbero poi consentito di risalire ad altre giovani vittime.

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