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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Mortale, incidenti, incendi: notte d'inferno in città

Il caso più grave sulla tangenziale, dov'è deceduto il 20enne Francesco Rizzello. Altro sinistro su viale dell'Università, con due auto distrutte. Due mezzi bruciati dai vandali e petardo al tribunale

Una notte d'inferno, sirene impazzite in tutta la città e in periferia, polizia, carabinieri, ambulanze, vigili del fuoco mobilitati su più fronti, in certi casi quasi contemporaneamente, per una serie infinita di segnalazioni. Il caso più grave, purtroppo, è avvenuto sulla tangenziale Est di Lecce, dove nell'ennesimo incidente stradale, intorno alle 3 di notte, ha perso la vita un giovane di 20 anni. Si chiamava Francesco Rizzello, era nato a Poggiardo, risiedeva nel capoluogo. Il ragazzo si trovava alla guida di una Seat Leon e stava viaggiando in direzione di Brindisi. Accanto a lui sedeva una ragazza sua coetanea, addormentata, a quanto sembra, quando è avvenuto il tragico impatto. Rizzello, all'altezza dello svincolo per la marina di Torre Chianca, improvvisamente, e per motivi da accertare, ha perso il controllo della Seat. L'auto probabilmente viaggiava ad una certa velocità, tanto che è andata a conficcarsi esattamente nel mezzo del guard-rail che delimita l'uscita dal tragitto della tangenziale. Un impatto devastante, e purtroppo fatale per Rizzello. S'è invece miracolosamente salvata la ragazza: pare fosse assopita, e si trovasse con le testa reclinata sulle gambe del 20enne e questo potrebbe averle risparmiata la vita. Sul posto sono intervenute le ambulanze del 118, i vigili del fuoco ed i carabinieri della compagnia di Lecce, i quali stanno effettuando i rilievi per capire l'esatta dinamica e per accertarsi se il giovane indossasse le cinture. La ragazza è stata condotta in codice rosso in ospedale, in realtà non ha subito gravi conseguenze: 20 giorni la prognosi per le ferite riportate, più forte, ovviamente, lo choc emotivo per il tragico schianto.

Ma già prima di questo drammatico episodio, fra le 23 e la mezzanotte, nel centro di Lecce era successo di tutto. Particolarmente inquietante il gesto che ha riguardato il tribunale: davanti al cancello d'ingresso, non lontano dal gabbiotto dove sostano le guardie che sorvegliano il palazzo, alcuni ignoti hanno lanciato un grosso petardo da un'auto in corsa. Un atto vandalico, forse dimostrativo, più che un attentato vero e proprio. Un grosso petardo, il boato fragoroso avvertito in diverse zone della città e la paura di un attentato ai danni del palazzo di giustizia. Sensazioni e timori che si sono polverizzati con la deflagrazione di un magnum cobra, un artifizio di piccole dimensioni tre volte più grosso di un magnum scagliato con ogni probabilità da uno scooter con due persone a bordo ed esploso davanti al cancello scorrevole accanto al gabbiotto presidiato giorno e notte dalla polizia penitenziaria. Non si sono registrati feriti o danni. Trenta grammi di polvere da sparo all'interno, una "bombetta" come residuo delle festività natalizie, così è stato catalogato dagli inquirenti.

Nessun ordigno rudimentale confezionato artigianalmente appositamente per essere piazzato nello spiazzo antistante il cancello elettrico del Tribunale. Sul posto sono arrivate le pattuglie delle volanti, dei carabinieri e della penitenziaria. E' intervenuto anche un artificiere della Scientifica che ha recuperato alcuni frammenti dell'involucro di carta. Gli inquirenti hanno recuperato i filmati delle telecamere a circuito chiuso che si affacciano su viale de Pietro. Non si esclude prevedibilmente, in queste prime fasi dell'indagine alcuna pista, ma la scarsa quantità della polvere da sparo con cui è stata confezionata la bomba farebbe propendere per una semplice bravata avulsa da logiche criminali. Il pm Francesca Miglietta per ora non ha aperto alcun fascicolo. Prima di procedere si attende la relazione redatta dalla polizia penitenziaria.

E non lontano da lì, circa un'ora dopo, l'inferno nel giro di una decina di metri. Fra viale dell'Università, via Reale e via Pozzuolo, praticamente nello spazio ristretto di un unico isolato, un incidente fra due veicoli, uno dei quali capovolto, e due auto bruciate. Situazioni assolutamente diverse, ma che per pura coincidenza, quand'erano ormai le 24, ha condotto in zona decine di auto, fra volanti della polizia, pattuglie dell'infortunistica stradale e vigili del fuoco. L'incidente, spettacolare nella dinamica, ma per fortuna senza vittime e senza feriti gravi (le prognosi sono variabili, fra i 7 ed i 20 giorni), è avvenuto nel pieno centro del cosiddetto "viale giardino", spesso soggetto a sinistri anche gravi: si tratta di due corridoi d'asfalto divisi da un ampio marciapiede e con molti incroci semaforici. Ad essere coinvolte, una Panda ed un'Atos Hyunday.

Nella Panda si trovava una coppia di coniugi, Gioacchino Marra e Anna e Annamaria Aventaggiato, persone note in città, tra l'altro genitori del segretario cittadino del Pd, Fabrizio Marra. Nella Hyunday, quattro persone: Cristina Longo, Antonio Indino, Maria Lucia Turco e Donatella Rizzo. La Panda viaggiava lungo viale dell'Università, in direzione di Porta Rudiae; la Hyunday proveniva invece da sinistra e da via Pozzuolo stava attraversando l'incrocio per poi immettersi sulla carreggiata opposta, in direzione di Porta Napoli. Nel pieno centro dell'incrocio, lo schianto: la Hyunday s'è girata su se stessa e s'è ribaltata su un fianco. Sul posto, insieme agli agenti dell'infortunistica della municipale leccese, anche i vigili del fuoco per estrarre le persone dalle lamiere. La sezione infortunistica sta ora indagando per capire quale delle due auto non si sia fermata al rosso del semaforo che regola l'incrocio. Sembra che non vi siano testimoni esterni. Certo è che nel giro di un'ora, in zona, s'è formato un folto capannello di persone, anche perché a breve distanza, su via Reale, altra strada che s'interseca con via Pozzuolo e che corre parallela al viale dell'Università, gli agenti della sezione volanti erano intenti ad indagare sull'incendio di due veicoli.

Si tratta di una Opel Zafira e di una Fiat Punto: le due auto, di proprietà di un'unica famiglia, titolare di un negozio di articoli religiosi che sorge nelle vicinanze, erano posteggiate sotto l'abitazione, ma non accanto: una nei pressi del marciapiede sinistro, l'altra di quello destro. Un gesto mirato? O solo teppisti che per puro caso hanno messo fuoco a due mezzi degli stessi proprietari? Ad accorgersi dei roghi, che hanno provocato danni notevoli, un ragazzo di 20 anni, figlio dei gestori del negozio. Sono partite le chiamate alla polizia ed ai vigili del fuoco, che hanno spento gli incendi. Alla polizia le vittime hanno dichiarato di non aver mai subito minacce. Nulla che lasciasse presagire un simile gesto, messo in atto usando del comune liquido infiammabile.

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