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Domenica, 28 Aprile 2024
Il decesso

Condannato per mafia muore nel carcere di Lecce il boss Ferruccio Casamonica

Un malore risultato fatale e i tentativi di soccorso nel pomeriggio di ieri: il 74enne, volto dello storico gruppo malavitoso, stava scontando a Borgo San Nicola venticinque anni di reclusione dopo la sentenza del 29 dicembre scorso

LECCE – Avevano colpito l’opinione pubblica quella faccia proiettata in tv e quelle intercettazioni, condite di pesanti minacce, rese pubbliche e che avevano contribuito a svelare il suo metodo d’azione e quello del clan di riferimento nell’esercizio del controllo sul territorio, oltre che le violenze verso chi non si mostrava “collaborativo”: è morto nel carcere di Lecce, per cause naturali, Ferruccio Casamonica, uno dei boss più noti del gruppo criminale romano e parente di Vittorio (quello del funerale con la musica de Il padrino), che si trovava da qualche tempo detenuto a Borgo San Nicola per scontare una condanna a venticinque anni per associazione mafiosa.

L’uomo ha accusato un malore nel pomeriggio di ieri, quando si è reso necessario l’intervento sul posto dei sanitari del 118: al momento dell’arrivo dei soccorsi, l’uomo era già in condizioni precarie e per lui non c’è stato da fare, se non, dopo i tentativi di rianimazione, constatare l’avvenuto decesso.

L’associazione a delinquere di stampo mafioso, le varie condanne e una storia familiare che ha intrecciato negli anni affari e malavita: Ferruccio Casamonica, considerato al vertice dell’omonimo clan, era finito in carcere nel maggio 2019 per scontare una condanna definitiva a cinque anni anni per associazione a delinquere finalizzata all'usura; nel giugno 2020 era stato colpito dagli effetti dell’ordinanza di custodia cautelare della Dda di Roma, insieme alla moglie Gelsomina Di Silvio, al figlio Raffaele e ad altre 17 persone, per estorsione, usura e intestazione fittizia di beni.

Il 29 dicembre scorso la condanna a venticinque anni per associazione mafiosa (80 anni totali agli indagati) dopo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma che, nel 2020, aveva portato all'operazione “Noi proteggiamo Roma”, con una ventina di arresti, facendo emergere le attività di usura ed estorsioni da parte del clan. In un'intercettazione agli atti si diceva: ''devono fare entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ci vogliono distruggere a noi! la camorra e la ndrangheta. Gli dà fastidio perché noi proteggiamo Roma”.

Il boss Ferruccio Casamonica

Ma quella più colpiva era l’intercettazione depositata agli atti con protagonista proprio il boss 74enne che si rivolgeva in questo modo a una vittima di usura: “Senti, mo scenno... lo sai dove te butto io a te? Mo te darei 'na bastonata in testa, te spaccherei la testa! Le mascelle te romperebbi io!”.

Da quanto si apprende, il legale dell’uomo, Antonio Filardi, aveva presentato ad ottobre una richiesta di custodia del proprio assistito ai domiciliari proprio per ragioni di salute, ottenendo in prima istanza il diniego del magistrato di sorveglianza di Lecce lo scorso 26 gennaio: sulla questione si sarebbe ridiscusso proprio nella giornata di domani come si ricava dallo specifico decreto emesso dal tribunale leccese. Ieri, l’ultimo atto con la morte sopravvenuta del boss.

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