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Cronaca Taviano

Ucciso con un martello e pistole e nascosto in un pozzo, per il pm: “Delitto premeditato”

Chiusa l’inchiesta sull’omicidio di Claudio Giorgino, avvenuto nel 1994, riaperta tre anni fa, dopo la confessione di Angelo Salvatore Vacca, 52enne di Racale. L’indagato ha chiesto di essere interrogato dal magistrato

TAVIANO - Sono state chiuse le indagini preliminari sull’omicidio di Claudio Giorgino, un ragazzo di Taviano di cui si persero le tracce a fine agosto del 1994 e i cui resti furono ritrovati 25 anni dopo in un pozzo nelle campagne di Matino, su indicazione dell’assassino reo confesso Angelo Salvatore Vacca, 52enne di Racale. Questi, ritenuto braccio destro di Vito Carlo Troisi, all'epoca in cui era capo clan della Scu di Racale e Taviano, sta scontando la pena dell'ergastolo per l’omicidio di Luciano Stefanelli, e davanti agli inquirenti confessò anche il delitto del giovane, indicando il luogo in cui fu nascosto il suo corpo senza vita.

L’indagato raccontò di aver preso questa decisione, nel luglio del 2019, perché voleva togliersi un peso dalla coscienza, precisando in una lettera ai familiari di aver agito per legittima difesa, perché la vittima, di cui era amica, credeva volesse ucciderla, così reagì mettendogli le mani al collo, ma nella colluttazione, alla fine questa ebbe la peggio.

Per il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Guglielmo Cataldi, però, le cose andarono diversamente: Vacca premeditò l’omicidio per motivi futili e abietti legati allo spaccio di stupefacenti, e infierì contro il malcapitato prima colpendolo con un coltello e poi esplodendo al suo indirizzo colpi d’arma da fuoco. Due le pistole impiegate, secondo l’accusa: una calibro 6.5 e una calibro 9.

Dopo la confessione e il successivo ritrovamento dei resti, la Procura assegnò l’incarico al medico legale Alberto Tortorella e al professore Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, di svolgere tutti gli accertamenti utili a risalire all’identità della vittima. Ma gli esami portarono a un nulla di fatto, essendo trascorso troppo tempo dal momento della scomparsa.

L’indagato ricevuto l’avviso di chiusura dell’inchiesta, ha chiesto al magistrato di essere interrogato, attraverso l'avvocato difensore Francesco Fasano. Vuole mostrargli quanto sia forte e sincero il suo pentimento, un sentimento che ha consentito alla magistratura di riaprire un caso rimasto a lungo “sepolto” e di risolverlo.

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