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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

OMICIDIO BLASI, L'IMPUTATO è INCAPACE DI INTENDERE

E' affetto da disturbo paranoide Luigi Pasquale Blasi, il meccanico 54enne di Melpignano, reo confesso dell'omicidio del nipote Antonio Blasi, trucidato la notte tra il 20 ed il 21 dicembre 2007

LECCE - E' affetto da disturbo paranoide Luigi Pasquale Blasi, il meccanico 54enne di Melpignano, reo confesso dell'omicidio del nipote Antonio Blasi, trucidato la notte tra il 20 ed il 21 dicembre 2007. A dirlo è la perizia di 23 pagine che è stata depositata nei giorni scorsi nella cancelleria della Corte d'Assise, dinanzi alla quale si è instaurato il processo nei confronti del presunto assassino.

Gli psichiatri Bruno Benfatto e Marcello Rollo, insieme alla psicologa Rossella Rucco, hanno stabilito come al momento del delitto "in Blasi fosse parzialmente compromessa tanto la capacità di intendere quanto quella di volere". I consulenti hanno spiegato come il disturbo paranoide di personalità da cui è affetto l'imputato è caratterizzato dalla tendenza ad interpretare in senso negativo le intenzioni e le azioni degli altri, con costante sospetto che fosse stato ordito un complotto contro il suo nucleo familiare. Il che è perfettamente in linea con la giustificazione dell'omicidio addotta dallo stesso Blasi.

Quando si è recato presso la caserma dei carabinieri di Corigliano d'Otranto, ha confessato di aver ucciso il nipote per alcuni dissidi legati all'eredità. Il presunto omicida era in lite da anni, hanno appurato le indagini, per una chiesta "servitù di passaggio" attraverso lo stradone che consentiva l'accesso al terreno del figlio, in località "Vigna Vecchia" che il nipote non intendeva riconoscergli e al quale addebitava una serie di danni economici, meglio descritti nel biglietto fatto scrivere dalla figlia, sul quale era imprssa la frase minacciosa: "Se mettono piede nel mio stradone, non sappiamo se escono".

All'ingresso il meccanico aveva anche posizionato una ruota di carretto con undici cappi appesi ed una transenna con un divieto di accesso che Antonio Blasi quella sera aveva spostato entrandovi a retromarcia. La scintilla che avrebbe provocato l'omicidio. Blasi è difeso dagli avvocati Pasquale Corleto e Salvatore Abbate; le parti civili da Francesca Conte ed Antonio Amato.

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