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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Parabita

Omicidio Romano, chiesti 30 anni. Dubbi sull'esecutore?

Il pm De Palma ha invocato la pena, ma intanto, dopo le perizie dei Ris, emergono sospetti sull'ipotetica presenza di un secondo uomo sulla scena del crimine. L'assassinio avvenne a settembre del 2008

LECCE - Ha chiesto il massimo della pena il pubblico ministero Giovanni De Palma per Vincenzo De Salve, 57enne di Parabita, reo confesso dell'omicidio di Giorgio Romano, imprenditore 61enne originario di Matino ucciso il 13 settembre dello scorso anno nel suo capannone lungo la strada che porta ad Alezio. Trent'anni di reclusione, nell'ambito del rito abbreviato, sono stati invocati per i cinque colpi di pistola che De Salve ha esploso contro Romano. O meglio, avrebbe. L'uso del condizionale è d'obbligo perché oggi in udienza è arrivato il colpo di scena: le risultanze della perizia balistica fatta dai Ris di Roma sugli indumenti di De Salve insinuano dei dubbi sull'identità dell'esecutore materiale.

Particelle di polvere da sparo sono state ritrovate sulla manica all'altezza del gomito e sulla parte posteriore della maglietta del 57enne, luoghi insoliti poiché in genere chi fa esplodere dei proiettili da una pistola riporta le stesse tracce solo disposte in maniera differente. E questo è un elemento che lascia pensare. Ma c'è solo il dubbio, non la certezza. Il che, in teoria, potrebbe contribuire ad avvalorare l'ipotesi che, come sostenuto dalla Procura, De Salve non avrebbe agito da solo, al contrario di quanto da lui sostenuto fino ad oggi.

L'unico elemento certo che si evince dalla perizia è che De Salve sia entrato in contatto con l'arma, ma non si sa con sicurezza se abbia preso in mano la pistola per esplodere i colpi o l'abbia impugnata in un momento successivo. Entrambe le ipotesi sarebbero compatibili con i risultati della consulenza. Una precedente perizia balistica avrebbe poi sostenuto che due dei cinque colpi esplosi non sarebbero compatibili con l'arma ritrovata. Quanto emerso della perizia, al fine di ottenere un quadro chiaro della situazione, dovrà eventualmente essere integrato da altri elementi di prova, per fugare i dubbi sull'identità dell'esecutore materiale. Altro elemento che farebbe pensare ad un secondo e ignoto assassino riguarda il ritrovamento della pistola: De Salve dichiarò di averla lasciata sul corpo della vittima, invece l'arma venne poi ritrovata in un canale nelle campagne di Parabita, attigue all'abitazione del 57enne.

L'omicidio sarebbe maturato nel contesto delle aste giudiziarie. De Salve, interrogato dai carabinieri, aveva ammesso di aver ucciso Romano mosso dalla disperazione, poiché i suoi beni erano stati messi all'asta e l'imprenditore li aveva acquistati, riducendolo sul lastrico. Non ha mai negato di aver agito con premeditazione, cercando di giustificarsi per aver agito mosso da un attacco d'ira, nulla di tutto questo: l'avrebbe ucciso volontariamente, senza esitazione. La moglie ed i figli di Romano si sono costituiti parte civile con gli avvocati Vincenzo Venneri e Luigi Covella. Il 23 ottobre è prevista la discussione dell'avvocato difensore Elvia Belmonte, mentre il 25 il gup Ines Casciaro leggerà la sentenza.

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