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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Operazione "Vortice-Déjà Vu", al via il processo d'appello nell'aula bunker

In primo grado il gup ha emesso condanne per circa quattro secoli. Il 7 giugno è prevista la requisitoria della pubblica accusa

LECCE – Si è aperto oggi, nell’aula bunker di Borgo San Nicola, il processo d’appello scaturito dalla maxi operazione denominata “Vortice-Déjà vu”. In primo grado il gup Stefano Sernia ha messo condanne per circa quattro secoli di carceer. Tra le condanne principali i vent’anni inflitti a Sergio Notaro, detto Panzetta, 55enne di Squinzano; e Cyril Cedric Savary, 39 anni; i 14 anni e quattro mesi per Gianluca Candita, 44enne di Torchiarolo; i 14 anni per Marino Manca 42enne; e i 16 anni Roberto Napoletano. Per il 7 giugno è prevista la requisitoria del pubblico ministero.

Nel collegio difensivo, gli avvocati: Rita Ciccarese, Massimo Bellini, Ladislao Massari, Benedetto Scippa, Stefano Stefanelli, Antonio Savoia, Paolo Spalluto, Mario Ciardo, Michele Palazzo, Giancarlo Dei Lazzaretti e Andrea Starace.

Traffico internazionale di stupefacenti, estorsione e usura al centro delle indagini partite dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce, guidato dal capitano Biagio Marro, e condotte insieme ai colleghi del Ros di Lecce, al comando del colonnello Paolo Vincenzoni. Alla complessa attività hanno partecipato i colleghi del Reparto operativo guidati dal colonnello Saverio Lombardi e quelli della compagnia di Campi Salentina, coordinati dal maggiore Nicola Fasciano. Le ricostruzioni investigative hanno portato all’esecuzione, a novembre scorso, di 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dalla direzione distrettuale antimafia per associazione di tipo mafioso e altri reati.

L’indagine “Déjà vu”, cui è poi seguita quella denominata “Vortice” e condotta dai carabinieri del Ros, al comando del colonnello Paolo Vincenzoni, ha delineato le nuove rotte del traffico di sostanze stupefacenti. Un mercato fiorente destinato a rifornire le piazze del nord Salento, fino a Lecce, Brindisi e Taranto. Un mercato redditizio capace di portare a una nuova della nuova fase della Scu salentina: la pax mafiosa. Una nuova strategia dell’appianamento dei contrasti e dell’abiura della guerra, capace di fornire un nuovo terreno fertile alle strategie criminali che, seppur in forma molto più sommersa rispetto al passato, tendono alla conquista del territorio e degli interessi economici. Accordi e interessi capaci di appianare i contrasti, dopo quasi un quarto di secolo, tra due clan storici: i Tornese e i De Tommasi.

Nell’ambito delle indagini anche i retroscena del duplice tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca, avvenuto nel pomeriggio dell'8 settembre del 2012 (18 anni di reclusione la condanna inflitta a Salvatore Milito in primo grado). Milito avrebbe estratto una pistola, cercando di colpire Manca, ma invano, perché l'arma si sarebbe inceppata, permettendo a questi di fuggire. Più sfortunato sarebbe stato Greco, intrappolato in casa e impossibilitato a fuggire: l’arrestato lo avrebbe prima colpito con il calcio della pistola e poi con un coltello, ferendolo gravemente. L’agguato sarebbe maturato, secondo l’ipotesi accusatoria, proprio nell’ambito di contrasti legati alla supremazia territoriale di gruppi criminali operanti nel comune di Squinzano e nelle zone limitrofe. Un regolamento di conti commissionato, secondo quanto emerso nell’operazione, proprio da Sergio Notaro e Cyril Cedric Savary.

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