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Cronaca

Orologi griffati del Lecce: consegnati e mai pagati

Avrebbe truffato un imprenditore del nord Italia facendosi consegnare 2 mila orologi delle squadre di Lecce e Taranto, senza mai pagare la cifra corrisposta. Giovanni Monaco, oggi, è stato condannato

Gli orologi erano di ottima qualità. Contrassegnati dal marchio di due società di calcio, il Taranto e il Lecce, commercializzati da una società del nord e griffati con i colori sociali delle due squadre pugliesi. Giovanni Monaco, 44enne di Lecce, imprenditore nel ramo del marketing, si era ingegnato per garantirsi una scorta di circa 2mila pezzi da smistare, in particolare ai dirigenti delle squadre e dei tifosi locali. Una passione sfrenata per il calcio e l'annesso business o un escamotage perseguibile dalla legge? La sentenza, pronunciata nel primo pomeriggio dal giudice della seconda sezione penale del Tribunale, Domenico Greco, sancisce che l'artifizio adottato dall'imprenditore leccese venga assorbito nel reato di truffa, così come contemplato dal codice penale. Monaco, difeso dall'avvocato Giuseppe Martino, nel processo di primo grado, è stato condannato a quattro mesi di reclusione. Il pm aveva richiesto sei mesi. Il suo curriculum di vita "pulito" gli ha garantito la pena sospesa con la condizionale.

I fatti risalgono al 2001. L'imprenditore leccese, all'epoca, avrebbe avvicinato Claudio Medici, 56 anni di Sassuolo, legale rappresentante di una società attiva nel ramo sportivo, "G.G. Sport", qualificandosi con la falsa etichetta di licenziatario per la produzione di orologi con il logo delle società Taranto Calcio e Lecce Calcio. Le contrattazioni tra i due vennero mediate da due conoscenti di Monaco e l'imprenditore di Sassuolo venne raggirato, credendo di avere a che fare realmente con il titolare di una licenza. Medici, incalzato da Monaco, inviò lo stock di orologi nel periodo natalizio, andando incontro alle pressanti richieste del 44enne leccese. Una querela sporta da Medici, tre mesi dopo, scoperchiò la truffa. Il dovuto corrispettivo, pattuito in poco più di 20 milioni di vecchie lire, in realtà non pervenne mai alla società "G.G. Sport", con ingiusto e conseguente danno per il legale emiliano.

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