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Cronaca

Polizia: Antonino Cufalo lascia il servizio dopo quarant'anni di carriera

L'ex questore di Lecce, siciliano di origine, ha ricoperto incarichi prestigiosi, fino al ruolo di vice capo della polizia

LECCE – Dopo quarant’anni di onorata carriera il vice capo della polizia, Antonino Cufalo, lascia il servizio nell’amministrazione del ministero dell’Interno per raggiunti limiti d’età. Originario di Ribera, in provincia di Agrigento, coniugato e padre di due figli, entrambi avvocati, il prefetto Antonino Cufalo è definito dai suoi più stretti collaboratori  un galantuomo. Riccardo Arena lo descrive come “uno sbirro che sbirro non pareva affatto perché aveva i tratti e il modo di fare dei gentiluomini all’inglese” -  dai modi pratici, con una cultura impreziosita da continui studi ed esperienze in vari campi.

Terminata l’università all’ateneo di Palermo, entra nel 1978 nell’amministrazione della Pubblica Sicurezza, e inizia il suo percorso professionale in giro per l’Italia. Milano, Enna, Agrigento, Palermo, Roma, poi Viterbo, Siracusa, Lecce, Catania, Torino come questore, e di nuovo Roma da Direttore centrale anticrimine e infine come vice direttore generale della pubblica sicurezza – direttore centrale della polizia criminale -, sono le città che lo hanno visto instancabile funzionario, sempre disponibile al fianco dei colleghi.

Nella sua lunga carriera, al servizio del cittadino e delle istituzioni, oltre ad essere stato capocentro della Dia per la Sicilia Occidentale negli anni immediatamente successivi alle note stragi, e direttore del Servizio centrale di protezione per testimoni e collaboratori di giustizia, è stato questore in ben 5 sedi, facendo leva sempre sulle sue indiscusse doti di equilibrio e di attenzione ai fatti, piuttosto che alla retorica. Da direttore centrale della polizia criminale ha rafforzato anche la cooperazione internazionale e l’attività degli osservatori ed è stato il promotore di numerosi protocolli d’intesa ed accordi con le polizie di altri paesi.

Sul piano della cooperazione internazionale, in particolare, ha dato impulso ai cosiddetti pattugliamenti congiunti, in specie a quelli realizzati con la Repubblica Popolare Cinese, ed a tale proposito pare utile ricordare come l’Italia sia stato  il primo paese europeo ad aver realizzato questa forma di collaborazione con la polizia  di Pechino. Analogo impulso è stato conferito alle attività a livello internazionale che hanno consentito il raggiungimento di importanti obiettivi operativi quali la cattura di pericolosi latitanti che avevano trovato riparo all’estero, o il rientro nel nostro Paese di alcuni minori che erano stati sottratti dal coniuge straniero alla potestà genitoriale italiana. 

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