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Cronaca Porto Cesareo

Pescatore scomparso, riaperte le ricerche via terra: si perlustra la costa anche con droni

Ieri un tavolo tecnico in Prefettura, oggi vigili del fuoco e volontari della protezione civile si sono ritrovati a Sant'Isidoro per ricominciare a sondare la litoranea. Luigi Peluso, 58enne di Porto Cesareo, è scomparso in mare il 5 ottobre scorso. La barca ritrovata con motore acceso

SANT’ISIDORO – Sono riprese questa mattina le ricerche di Luigi Peluso, il pescatore 58enne di Porto Cesareo di cui non si ha più notizia, ormai, dallo scorso 5 ottobre. Si tratta di un’attività non proprio usuale, a distanza di quasi un mese dalla scomparsa. Ma la famiglia non demorde e spera in una soluzione del caso, qualunque essa sia.

Le aspettative di rintracciare l’uomo ancora in vita, ovviamente, sono ridotte a molto meno di un lumicino, nessuno si aspetta realmente che accada, ma quantomeno ci si augura di rinvenire un corpo al quale dare una degna sepoltura. Così, dopo l’autorizzazione della Prefettura, le attività sono riprese questa mattina con battute aggiuntive che dureranno per almeno tre o quattro giorni.

Ieri, sul caso, negli uffici di via XXV Luglio, a Lecce, si è svolto un tavolo tecnico, in seguito al quale si è deciso di effettuare esplorazioni via terra, sotto costa. Qui, infatti, le correnti di questi giorni potrebbero eventualmente aver sospinto il corpo. E così, stamattina, squadre di vigili del fuoco del comando provinciale di Lecce e diversi volontari del coordinamento della protezione civile si sono ritrovati in via Lido dell’Ancora, a Sant’Isidoro, marina di Nardò, per fissare il posto di comando avanzato, formare squadre e iniziare a perlustrare una vasta area, sia a piedi, sia dall’alto, usando i droni.

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Le ricerche, come detto, si svolgeranno soltanto via terra e non è più previsto, come avvenuto nelle scorse settimane, l’impiego di sommozzatori e di motovedette della guardia costiera. Purtroppo la giornata di oggi non è proprio la più favorevole, per attività di questo tipo, con forte vento di scirocco e cielo coperto, ma tentar non nuoce mai.

Di Luigi Peluso si è persa ogni traccia nel pomeriggio di giovedì 5 ottobre. La barca con cui era uscito a pesca era stata trovata nel tratto di litoranea jonica tra località Frascone e Torre Inserraglio, con il motore ancora acceso, lasciando quindi ipotizzare una caduta in mare. Subito si era attivata la capitaneria di porto per avviare le ricerche e, nelle ore, uomini e mezzi impiegati erano cresciuti, annoverando, in particolare, squadre di sommozzatori dei vigili del fuoco.

Il 22 ottobre l’avvistamento casuale di un cadavere in mare, sul litorale di Galatone, in località La Reggia – una ventina di chilometri più a sud, rispetto al luogo della scomparsa di Peluso – aveva fatto pensare che, finalmente, il caso fosse chiuso. Sul posto erano intervenuti motovedetta della guardia costiera via mare e vigili del fuoco via terra. Per scoprire, piuttosto, che si era da poco consumata un’altra tragedia. Quel corpo, infatti, apparteneva a un 77enne di Parabita.  

Si spera nelle telecamere dell'Amp

La famiglia Peluso (che questa mattina è stata convocata presso la capitaneria di porto, dopo la riattivazione delle ricerche) è rappresentata dall’avvocato Gino Gioffredi, che nei drammatici giorni della scomparsa, ha presentato denuncia alla Procura per sperare di accendere un faro a 360 gradi e non lasciare nulla d’intentato nelle ricerche. La famiglia, ovviamente, voleva vederci chiaro sulla faccenda, considerando il fatto che l’uomo fosse un pescatore molto esperto.

Per questo motivo sono state visionate anche le telecamere dell’Area marina protetta di Porto Cesareo, le quali, però, mostrerebbero solo una luce lontana. La speranza è che quelle immagini, attraverso perizie tecniche, possano essere lavorate per cogliere qualche aspetto ulteriore sfuggito sulla caduta in mare dell’uomo – per esempio, un altro natante di passaggio –, che in quei momenti, da quanto dedotto, avrebbe anche avuto anche la forza di togliersi gli stivali e il giubbotto che indossava. Il che farebbe pensare più a un fatto accidentale che a un malore.

La barca, fra l’altro, ha scarrocciato per almeno 5 o 6 miglia, dopo la scomparsa del suo conducente. E in ogni caso, altre piste, più particolari, sono state escluse quasi subito. L’uomo non aveva inimicizie.     

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