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Cronaca

L’informazione precaria sul tavolo della prefettura. “Un caso nazionale”

Il vertice convocato a Lecce ha coinvolto editori, sindacati e associazioni imprenditoriali sul caso del licenziamento di Canale 8. Assostampa:"Ritardi su pagamenti e irregolarità a macchia di leopardo. Serve confronto"

LECCE - La realtà dell’informazione leccese in rivolta è un caso nazionale. Non era ancora successo, infatti, che si aprisse un tavolo istituzionale per far affrontare, viso a viso con gli editori, la precarietà che caratterizza l’intero comparto, così come invece è avvenuto oggi in Prefettura a Lecce.

Il casus belli che ha seduto attorno allo stesso tavolo tutti gli editori salentini (eccetto il Nuovo Quotidiano di Puglia),  Assostampa, i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil ed Ugl, i rappresentanti di Confindustria e Camera di Commercio fino all’Ordine dei giornalisti, è stato il licenziamento del cameraman di Canale 8, Vincenzo Siciliano.  Ma il calderone dei contratti anomali, stipendi mancanti e situazioni di irregolarità ribolle, senza che ci sia stato il tempo di passare al setaccio i mille risvolti della precarietà.

Lo scopo dell’incontro, spiega il prefetto Giuliana Perrotta, era infatti quello di “aprire un confronto tra i rappresentanti dei lavoratori e gli editori che poi si sposterà su sedi appropriate, come Confindustria”. Sulla diversificazione normativa e retributiva che caratterizza da sempre il settore, c’è poco da discutere ma “il percorso virtuoso per affrontare unitariamente la forte crisi che sta attraversando l’editoria si è però avviato”, assicura il prefetto.

Volendo fare un calcolo dei fattori economici che hanno scatenato la bufera degli stipendi in ritardo e della cassa integrazione (un percorso già intrapreso da Telenorba ed ultima, in ordine di tempo, Telerama), bisogna inserire anche il problema dei crediti della pubblica amministrazione. Un problema che ha riflessi sull’economia nazionale, giacchè, come precisa Alfredo Prete della Camera di Commercio “tali crediti, oggi vengono dichiarati inesigibili dalle banche e ciò toglie agli imprenditori la possibilità di vantarli come crediti e riscuoterli”.

“I politici regionali, piuttosto che spendere 6 milioni di euro per una notte bianca, dovrebbero ricordarsi che esiste un settore che ha bisogno di essere sostenuto, che rappresenta un bene comune”, incalza Paolo Pagliaro, editore di Telerama che sostiene la necessità di “fare fronte comune, sindacati ed editori, per attenzionare in modo particolare un settore che produce democrazia”. Nel caso delle tv private locali, ricordiamo che esiste un finanziamento pubblico che a quanto pare, non risulta sufficiente. La soluzione per quale canale passa, dunque? Pagliaro insiste sul ruolo delle  istituzioni “che possono utilizzare al meglio i mass media, anche per promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini e fare informazione istituzionale”.

I sindacati, che ammettono di affacciarsi quasi per la prima volta nel complicato mondo dell’informazione, si dichiarano disponibili ad avviare dialoghi virtuosi e trasparenti con la controparte purchè “le regole vengano rispettate”, sottolinea Massimo Melillo di Assostampa. Regole che esistono, a partire dal tariffario nazionale che, da sé, basta a garantire il minimo compenso per i giornalisti e gli operatori, “il problema è farlo applicare”. “Prima che le singole vertenze approdino nelle aule giudiziarie – avvisa il sindacalista - dobbiamo riuscire a intervenire a monte, attraverso il confronto con gli editori.

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