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Cronaca

Presunto tentativo di violenza in carcere per una detenuta, il Cosp: "Fantasie di fine estate"

Dura replica del coordinamento sindacale penitenziario alla denuncia shock di Rosa Della Corte, la detenuta che scusato un agente di un tentativo di violenza sessuale. Il Cosp auspica l'intervento della magistratura, precisando che le detenute ssono strettamente seguite da agenti di polizia dello stesso sesso

LECCE – Dura replica del Cosp, il coordinamento sindacale penitenziario, sul presunto tentativo di violenza sessuale nel carcere di Lecce denunciato alla magistratura da Rosa Della Corte, la ragazza di 29 anni di Casandrino catturata dopo due settimane di fuga. La donna sarebbe dovuta rientrare in carcere a Lecce, dove sta scontando una condanna a 18 anni per l’omicidio del fidanzato (il militare Salvatore Pollasto, assassinato il 4 aprile del 2003) lo scorso 22 agosto. Ora si trova reclusa a Velletri.

Per il sindacato Cosp, la notizia appare più che altro una fantasia di fine estate, poiché appare difficile da poter credere a un’accusa così grave poiché i detenuti sono strettamente seguiti da agenti di polizia dello stesso sesso all’interno degli istituti e servizi penitenziari della Repubblica, con una stretta vigilanza adottata maggiormente all’esterno delle carceri Italiane.

“Sparare sempre e comunque sull’anello più debole della catena – commenta Mimmo Mastrulli, segretario generale Cosp – è una prassi ceh si ripresenta in questa nuova esternazione mediatica. La denuncia presentata dalla signora Della Corte ci sorprende e ci rammarica. Tutti sanno che da regolamento interno i detenuti a secondo del “sesso” vengono vigilati, accompagnati, scortati con agenti di polizia dello stesso sesso. Il carcere di Lecce è uno di quei penitenziari dove correttezza, fermezza, rispetto delle regole e delle Leggi dello Stato sono un esempio nazionale”.

“Come Sindacato Cosp – prosegue Mastrulli – si ritiene tale segnalazione una facile personalistica esternazione di fine estate da parte di chi, probabilmente, va alla ricerca di attenzioni mediatiche. Auspichiamo un ripensamento da parte della detenuta, ma auspichiamo anche che la magistratura faccia piena luce sulla vicenda che infanga il buon nome dell’intero corpo della polizia penitenziaria e degli agenti in servizio a Lecce”.

“Le autorità penitenziarie e di polizia del carcere leccese – conclude il segretario generale – sapranno offrire tutta la necessaria chiarezza, collaborazione per ristabilire la verità ad un così allucinante e fantasioso racconto che si auspica concludersi nelle maggiori garanzie che la legge italiaa offre per tutti i presunti attori e spettatori della vicenda”.

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