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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Carmiano

Processo Bcc, due anni e mezzo all’ex sindaco di Carmiano. Cade l’aggravante del metodo mafioso

Emesso il verdetto nel processo scaturito dall’inchiesta su presunti condizionamenti della Scu nelle elezioni per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Terra D’Otranto, nel 2014. Regge l’accusa di tentata concussione. Non luogo a procedere e assoluzioni per gli altri imputati. Mazzotta: "Pronto all'Appello"

CARMIANO - Si è chiuso con una sola condanna il processo finalizzato a stabilire se le elezioni per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Terra D’Otranto nel 2014 furono condizionate dalla Sacra Corona Unita.

Oggi, il collegio della prima sezione penale del tribunale di Lecce, composto dal presidente Roberto Tanisi e dalle colleghe Giovanna Piazzalunga ed Elena Coppola, ha inflitto due anni e mezzo (a fronte della richiesta della sostituta procuratrice Carmen Ruggiero di 8 anni e 6 mesi) al principale imputato, ritenuto all’epoca socio e amministratore di fatto della banca, l’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, di 53 anni.

Era accusato di aver commesso una serie di illeciti affinché venisse riconfermato il presidente uscente, ossia Dino, suo fratello (coinvolto nello stesso procedimento per il reato di “illecita influenza sull’assemblea” e prosciolto, con altre due persone, in sede di udienza preliminare).

Diversi quindi i reati contestati: violenza privata, estorsione, quattro tentate estorsioni, alcune delle quali aggravate dal metodo mafioso, e tentata concussione. Ma nel processo ha retto solo quest’ultimo reato, sul quale non era contestata questa aggravante.

Disposto il non doversi procedere per: Ennio Capozza, 68 anni, di Lecce, nelle vesti, di visurista a contratto per la banca (per il quale erano stati chiesti tre anni); Luciano Gallo, 54, di Martano, (la richiesta era di 5 anni e 6 mesi); Giovanni Mazzotta, 58 anni di Monteroni, noto negli ambienti criminali come “Gianni Conad” (la richiesta era di 6 anni e 6 mesi); Maria Grazia Taurino, 58 anni di Carmiano, dipendente della filiale di Carmiano, addetta al settore mutui (chiesti 2 anni e 6 mesi). Assoluzione per Saulle Politi, 51 anni di Monteroni, (chiesti, 4 anni), personaggio di spicco della Scu.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati: Stefano Pati, Pantaleo Cannoletta, Andrea Sambati, Paolo Spalluto, Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Carlo Sariconi, Laura Minosi, Federico Martella, Ladislao Massari, Antonio Savoia, Francesco Pino.

Le singole accuse

Sette in tutto i capi d’imputazione dei quali rispondeva Giancarlo Mazzotta: il primo era di violenza privata, perché, il 30 ottobre del 2013, avrebbe istigato “Gianni Conad” a far desistere con minacce “velate” un consigliere di maggioranza del comune di Carmiano a non dimettersi e a garantire il suo appoggio politico. Per quest’accusa (su sollecitazione della stessa pm) è stato disposta l'assoluzione perché il fatto non sussiste. Alle stesse conclusioni, i giudici sono giunti in merito alla contestazione di estorsione, riqualificata in violenza privata, compiuta, sempre secondo l’accusa, in concorso con "Gianni Conad", durante la fase di raccolta delle deleghe per l’esercizio di voto nell’assemblea dei soci convocata per il rinnovo del consiglio di amministrazione della banca.

In altri quattro, l’ex sindaco rispondeva di tentata estorsione, finalizzata a “manipolare” la scelta di voto avvalendosi per una di queste della dipendente di filiale, Taurino, ma anche di nomi di spicco della criminalità organizzata, come Saulle Politi e Giovanni Mazzotta. Per ognuno di questi episodi il reato è stato riqualificato in violenza privata, ed essendo state escluse le aggravanti, è andato in prescrizione.

Ha retto invece il reato di tentata concussione che l’ex primo cittadino avrebbe compiuto, il 26 febbraio del 2014, ai danni di un geometra, cliente e socio della banca, al quale avrebbe prospettato maggiori controlli e ostacoli sulle pratiche pendenti presentate per conto dei suoi clienti in Comune, qualora non avesse appoggiato la candidatura del fratello Dino.

Erano parti civili al processo Giulio Ferrieri Caputi, all’epoca dei fatti candidato alla presidenza della banca nella lista concorrente a quella di Dino Mazzotta, rappresentato dall’avvocato Gianluca D’Oria) e l’ex deputato di Alleanza Nazionale Achille Villani Miglietta, assistito dall’avvocato Carlo Gervasi.

L’ex sindaco si è sempre proclamato innocente, sostenendo di essere vittima di una vendetta politica e non appena saranno depositate le motivazioni (entro novanta giorni) valuterà il ricorso in appello con i suoi avvocati, Andrea Sambati e Francesco Pino. Pubblichiamo di seguito la sua replica.

La replica: "Dimostrerò la mia completa innocenza in Appello"

"Con l’odierna sentenza, il Tribunale di Lecce ha nettamente riconosciuto la mia assoluta estraneità rispetto a qualsiasi sodalizio criminale, escludendo l’aggravante mafiosa contestata dalla Procura di Lecce ed assolvendomi da tutte le principali accuse del cosiddetto processo “Cerchio”. Dopo che già il Giudice dell’udienza preliminare aveva escluso l’esistenza di indebite interferenze sull’assemblea della BCC in occasione delle elezioni del 2014, ecco che anche il Tribunale ha fatto giustizia di un infondato teorema accusatorio che per quasi dieci anni ha gettato discredito sulla mia reputazione di uomo, di imprenditore e di politico, con gravissime ripercussioni sulla mia vita personale, nonché sull’amministrazione del Comune di Carmiano e della Banca di Credito Cooperativo Terra d’Otranto.

Non entro nel merito dell’unico episodio per cui è stata affermata la mia responsabilità, trattandosi di un fatto che neppure la Procura aveva connotato in termini mafiosi e che riguarda unicamente conflitti interpersonali animati da storiche inimicizie. Anche per tale episodio, su cui sono state del resto acquisite testimonianze molto discordanti proprio nel corso del processo, confido peraltro di fare chiarezza nel successivo giudizio di appello.Ciò che oggi conta è che torno finalmente ad essere un uomo libero dal peso di un’accusa gravissima ed infamante che non mi appartiene, e che vede finalmente riconosciuto non solo la mia lontananza dalla cultura mafiosa, ma anche il mio attivo impegno proprio nel contrasto della criminalità organizzata: un impegno che ha sempre contraddistinto la mia attività pubblica e privata, come dimostrano – oltre all’assoluzione odierna – anche le ultime vicende giudiziarie relative alle operazioni antimafia che stanno ristabilendo la verità, e che vedono Giancarlo Mazzotta come persona offesa".


 


 

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