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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Pulizia marine: chiesta assoluzione di Poli e assessori

Il fatto non costituisce reato per il pm Guglielmo Cataldi, titolare dell'inchiesta che ha portato a processo buona parte dei membri dell'ex giunta del 2003 ed alcuni dirigenti del Comune di Lecce

LECCE - Ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato il pubblico ministero Guglielmo Cataldi, titolare dell'inchiesta che ha portato a processo buona parte dei membri dell'ex giunta Poli, molti dei quali ricoprono incarichi prestigiosi anche nell'attuale esecutivo.

La fase dibattimentale del procedimento è ormai agli sgoccioli: oggi la richiesta della pubblica accusa, il 20 novembre la discussione degli avvocati difensori e la lettura della sentenza, che sarà emessa dal collegio della seconda sezione penale, presidente Pietro Baffa, a latere Michele Toriello e Giuseppe Biondi.

La vicenda giudiziaria ruota intorno ad una delibera datata 12 giugno 2003, con la quale l'allora giunta municipale aveva deliberato l'affidamento dei lavori di pulizia e manutenzione del verde pubblico nella marina di San Cataldo alla cooperativa di ex detenuti "Pensando alla riqualificazione delle Marine", incarico del valore di 65mila euro.

Secondo l'accusa, i lavori alla cooperativa sarebbero stati assegnati violando le leggi del settore, in quanto la stessa non risultava iscritta nell'apposito Albo regionale. Tale irregolarità è costata un'imputazione per abuso d'ufficio per l'attuale senatrice Adriana Poli Bortone, per gli ex assessori Salvatore Bianco ed Ennio De Leo, Gianni Garrisi, Fausto Giancane, Eugenio Pisanò, Andrea Corvaglia, Angelo Tondo, per il dirigente comunale Antonio Michele Guida e per Piergiorgio Solombrino, attuale direttore generale. A seguito di indagini più approfondite, il pubblico ministero chiese però l'archiviazione del procedimento, respinta dal gip Antonio Del Coco.

Oggi Guglielmo Cataldi ha ribadito ai giudici le stesse argomentazioni che lo portarono a formulare la richiesta di archiviazione del 2007: la delibera è affetta da un'indiscussa irregolarità amministrativa, ma questo non è sufficiente per integrare una fattispecie di tipo penale poiché l'attribuzione di quell'incarico non avrebbe agevolato nessuno e di converso non ci sarebbero neanche stati svantaggi a carico di altri soggetti. Nell'originario filone di inchiesta era coinvolto anche l'attuale assessore Roberto Marti, accusato di corruzione elettorale: giudicato con rito abbreviato dal gup Annalisa De Benedictis, è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.

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