rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

"Renda, l'Ambasciata non fu avvisata dell'arresto"

Il caso del giovane morto in un carcere messicano sabato e in replica domenica su "Verissimo". La troupe è stata a Lecce. Intanto, si potrebbero prefigurare responsabilità civili dello Stato americano

"In fase di istruttoria sarà posto in risalto il fatto che l'Ambasciata italiana non fu messa al corrente dell'arresto di Simone Renda. Qui emerge una responsabilità dello Stato del Messico che può dare adito ad un risarcimento di un certo livello. Chiamiamola un'azione di responsabilità". Pasquale Corleto, per telefono, da Roma, illustra i passi successivi nel caso che vede al centro la morte del giovane leccese. Un passaggio importante, e che prelude ad servizio di "Verissimo" dedicato al tragico episodio. La puntata andrà in onda su Canale 5 sabato 26 gennaio, di pomeriggio, ed in replica domenica mattina.

Aveva 34 anni, Simone Renda. E' stato abbandonato in una cella di Playa del Carmen, forse è stato torturato, di sicuro il quadro clinico si prospettava piuttosto grave, al momento dell'entrata in carcere, e l'arresto stesso, eseguito il 1° marzo del 2007, dall'interno dell'hotel Posada Mariposa, sarebbe nato per una serie paradossale di equivoci, incomprensioni, o che dir si voglia. Un grave malore scambiato per uno stato di alterazione psichica, dovuta ad alcool o droghe in realtà mai assunte, come da necropsia. L'aspetto più inquietante: nemmeno una dettagliata certificazione medica prima dell'ingresso in cella riuscì a fermare una "giustizia" iniqua. L'epilogo, la mattina del 3 marzo, è purtroppo noto.

Insieme a Fabio Valenti, Corleto segue il caso dall'Italia per conto della famiglia Renda. In Messico si rapportano con Alberto Tedesco, il coraggioso avvocato che ha messo in gioco la sua stessa vita pur di fare luce su una vicenda ammantata dai crismi dell'assurdo. Tanto più che vi sarebbero coperture tali, sui presunti responsabili, da impedire il corretto svolgimento del processo. Per questo gli avvocati stanno provando a portare la causa a Città del Messico. "Ma da questo punto di vista ancora non vi sono novità", dice Corleto. "Siamo in attesa di una risposta dalla Procura generale. Credo che potrebbe arrivare verso la fine del mese".

Le telecamere di "Verissimo", si diceva. Finalmente il caso assume la giusta connotazione, arriva di fronte ad un pubblico nazionale, esce dal guscio locale dove era stato ingiustamente confinato dopo un vivo interesse iniziale, nonostante via siano in ballo la credibilità di due nazioni Occidentali e persino, come sottolineano spesso dalle testate messicane, i reciproci rapporti di amicizia. Nell'assordante silenzio di questo Paese, concentrato su altre questioni, s'è rischiata persino una crisi internazionale. Eppure, Oltreoceano ormai si parla da mesi della questione. In un recente reportage del "Diario de Yucatan" la giornalista che ha redatto il pezzo si sofferma ad osservare le mosse della polizia turistica di Playa del Carmen, di fronte ad una turista straniera trovata stesa per terra, forse ubriaca, di sicuro con una ferita alla nuca, dietro all'orecchio. Vengono evidenziate la cautela nei soccorsi e le domande continue ("Habla español, parla spagnolo?"). Accorgimenti, spiega la giornalista, che sono stati assunti proprio dopo il caso Renda. Un duro colpo alla credibilità di uno Stato che vive principalmente di turismo.

Ma quello che più interessa, è un ampio servizio di "Proceso", la più prestigiosa rivista di fatti politici del Messico. Come dire "Panorama" o "L'Espresso" in Italia. Con accuratezza di particolari e retroscena, anche inediti, svelati ad un'ampia platea di governanti messicani. E ieri pomeriggio una troupe del format di Canale 5 è stata a Lecce, guidata dalla giornalista Paola Bartoccelli. In mattinata l'intervista all'avvocato Corleto, intorno alle 15 l'appuntamento più atteso, con la madre di Simone, Cecilia Greco, accompagnata da Fabio Valenti. "Abbiamo fornito molto materiale di tutto il mio archivio", racconta Elisa Greco, sorella di Cecilia. "Foto di Simone, filmati, anche testate di nostri quotidiani, una copia in stampa di uno degli articoli di LeccePrima. E' stato veramente molto doloroso ed impegnativo ripercorrere tutte le tappe della tragedia che la nostra famiglia continua a vivere con tanta intensità e desiderio di giustizia con l'obiettivo che nessun altro possa subire simili atrocità in un luogo che viene ritenuto il "paradiso delle vacanze". Non a caso - conclude la zia di Simone - Stella Pende aveva intitolato il suo articolo su Panorama: ‘Com'è facile morire in Paradiso'...".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Renda, l'Ambasciata non fu avvisata dell'arresto"

LeccePrima è in caricamento