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Cronaca

Servizio mensa negli ospedali, sono a rischio 50 posti

Caos nella sanità salentina dopo la preannunciata chiusura di alcuni presidi ospedalieri. Personale in esubero protesta presso la Asl di Lecce, ma stavolta si potrebbe ricorrere alle internalizzazioni

LECCE - La sanità pugliese è decisamente sottosopra dopo la legittimazione del piano di riordino ospedaliero anche da parte del Tar di Bari che ha confermato la chiusura dei presidi salentini di Poggiardo, Maglie, Nardò, Gagliano del Capo e Campi Salentina.

Così, nel giro di pochissimo tempo, nuovi operatori del servizio pubblico potrebbero restare fuori dal ciclo produttivo che si è creato grazie al sistema degli appalti nella Asl di Lecce. La minaccia imcombe ora sui cinquanta addetti al sistema delle mense nei presidi ospedalieri della provincia a rischio di chiusura: nell´attuale circuito che divide le aziende interessate tra i vari nosocomi (e in particolare la Cascina, R.r. Puglia, Compass e Innova), non c´è più posto per loro.

Eppure, per queste unità in esubero, esistono delle soluzioni possibili che i sindacati hanno vagliato insieme al commissario straordinario della Asl di Lecce, Paola Ciannamea, nel corso di una riunione tenuta in mattinata presso la direzione sanitaria di via Miglietta mentre fuori, erano in tanti a reclamare maggiori condizioni di equità sociale e stabilità nel rapporto di lavoro.

"Una strada percorribile sarebbe quella di uniformare il servizio mense nei vari presidi ospedalieri che rimarranno operativi" spiega Vito Perrone della Cisal. In altre parole, creando in tutti gli ospedali quel servizio aggiuntivo di trasporto del vassoio al paziente (come già avviene presso il "Vito Fazzi" di Lecce), si creerebbero nuove opportunità occupazionali.

Dello stesso avviso è anche Mirko Moscaggiuri della Cgil che ventila la possibilità di creare un´Ati di riferimento che riunisca tutti i presidi ospedalieri, così da garantire la mobilità del personale da un ospedale all´altro nel caso di chiusura e permettere alla Asl di Lecce di relazionarsi con un unico referente.

Ma l´ostacolo principale a tutti i buoni propositi di risparmio e salvaguardia dei livelli occupazionali, sembra essere ancora una volta il ben noto sistema degli appalti.
"Da dieci anni non si riesce ad indire una gara d´appalto pubblica", denunciano i sindacalisti che individuano la responsabilità di questo stallo, nei continui ricorsi e controricorsi presentati dalle aziende in modo da "allungare furbescamente i tempi".

"Nessuna azienda ha interesse a uscire dal pubblico", sottolinea Moscaggiuri mentre si torna a parlare, ancora una volta, di internalizzazioni anche per gli operatori del servizio mensa, per gli stessi identici motivi di risparmio, ottimizzazione del servizio e stabilità lavorativa che hanno animato la protesta dei loro colleghi addetti alle pulizie.

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