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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Stabilizzazione, 36 lavoratori ora sono a rischio

Primo incontro pubblico in cui i dipendenti dell'Ente hanno dichiarato lo stato d'agitazione. E intanto il prossimo venerdì richiesto un altro faccia a faccia con tutta l'amministrazione provinciale

LECCE - Nessun dubbio per i sindacati confederali: la vertenza dei 36 lavoratori stabilizzati della Provincia, la cui posizione è stata rimessa in dubbio, si conferma, una faccenda tutta politica.

Si perché secondo Cgil, Cisl e Uil non vi sarebbe nessuna ragione di tipo economico, né tanto meno un vizio formale di illegittimità dietro la decisione (non ancora formalizzata) della giunta di Palazzo dei Celestini di annullare il percorso intrapreso nel 2008, dall' amministrazione di centro-sinistra guidata da Giovanni Pellegrino, volto alla trasformazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti dell'ente, da precari a stabili, con annesso tempo indeterminato. E quello che sembrava un diritto ormai acquisito e inalienabile per tante famiglie, ovvero la possibilità di contare su uno stipendio certo, come fosse un castello di sabbia, ora rischia di esser spazzato via dal vento di cambiamento portato dalla nuova bandiera politica.

Così in mattinata, presso la sala giunta di Palazzo dei Celestini, si è tenuta la prima assemblea aperta ai lavoratori per decidere, insieme ai sindacati, le prossime azioni di protesta: dalla proclamazione dello stato d'agitazione, all'interruzione delle relazioni sindacali con una giunta "con cui non vi è margine di trattativa", fino alla proposta lanciata da Elio Giannuzzi della Cisl di convocare per venerdì un nuovo tavolo cui siano presenti tutti i consiglieri e i deputati provinciali "al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni politiche".

Ogni strada rimane aperta per sventare il rischio licenziamenti e successivi ricorsi se dovesse arrivare quel fatidico atto che sancisce il dietro-front della giunta sulle stabilizzazioni e la successiva modifica dei contratti in tempo determinato e co.co.co.

"La scelta politica operata è assolutamente amorale perché nega il futuro di tante famiglie che si sono impelagate nella cessione del quinto dello stipendio e che da anni abitano negli edifici di proprietà dell'Ente come custodi" spiega Giovanna Spagnolo, segretaria provinciale della Uil, sottolineando come questa sia una battaglia per i livelli minimi di sopravvivenza delle famiglie, spesso monoreddito, che tirano avanti con 700 euro al mese.

Anche per i segretari Cgil Simone Longo, Antonella Cazzato e Paolo Taurino, l'amministrazione provinciale non aveva alcuna responsabilità sulle stabilizzazioni già avviate da anni, e il solo fatto di aver "messo mani" in una questione non di loro immediato interesse, è sintomo di una volontà precisa di lasciare a casa alcune persone anziché altre.

E il rischio di una reazione a catena anche per il posti degli altri dipendenti "graziati" dalla revoca delle stabilizzazioni, per i sindacalisti, non è del tutto sventato.

"Io sono un veterano del precariato dal 1988, stabilizzato dopo vent'anni, e mi chiedo il perché di questo accanimento su 36 persone che non pesano sui bilanci dell'amministrazione e come troveremo un nuovo lavoro, alla nostra età" si sfoga così un dipendente dell'ente, dichiarandosi pronto a sporgere denuncia nei confronti di chi firmerà la sua lettera di licenziamento.

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