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Cronaca Porto Cesareo

Tre indagati per il sudanese morto mentre raccoglieva pomodori sotto il sole cocente

Omicidio colposo il reato ipotizzato dalla Procura nei confronti della titolare dell'azienda per cui il bracciante lavorava, il marito, già coinvolto in un'altra inchiesta sullo sfruttamento della manodopera, e il presunto intermediario, anch'egli africano

LECCE – Sono tre i nomi iscritti nel registro degli indagati, dal pubblico ministero Paola Guglielmi, per la morte del 47enne originario del Sudan stroncato da un malore mentre era al lavoro nelle campagne di Nardò.

Omicidio colposo il reato ipotizzato dalla Procura nei confronti della titolare dell’azienda per cui il bracciante lavorava, il marito (già coinvolto in un’altra inchiesta sullo sfruttamento della manodopera africana nella raccolta delle angurie) e il presunto intermediario di nazionalità sudanese, a cui gli investigatori hanno sequestrato un quaderno con i nomi e i compensi dei lavoratori impiegati come braccianti. Venerdì il pubblico ministero conferirà al medico legale Alberto Tortorella l’incarico di eseguire l’autopsia sul corpo del 47enne.

Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire lo scenario in cui è avvenuta la tragedia. Altre contestazioni potrebbero aggiungersi al reato di omicidio colposo: dalla legge sul caporalato allo sfruttamento dei lavoratori.

Secondo i primi accertamenti eseguiti, ancora al vaglio della magistratura, la vittima era impiegata nella raccolta nei campi, per cui percepiva un compenso di 6 o 7 euro per ogni ora. Un lavoro reso ancora più faticoso e disumano dal caldo implacabile degli ultimi giorni, in cui il termometro ha superato i 40 gradi, trasformando in un vero inferno di fuoco le campagne aride e desolate della penisola salentina.

Sarà l’esame autoptico a stabilire se a causare la morte sia stata qualche patologia o le condizioni disumane cui, secondo la Procura, i braccianti sono stati sottoposti, con turni massacranti fino a dodici ore, senza pause e senza il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

La vittima si trovava in un’area di campagna che sorge a ridosso della strada provinciale Nardò - Avetrana, non lontano da una delle tante masserie dell’entroterra, poco prima della marina di Sant’Isidoro.

Improvvisamente il 47ennesi è accasciato al suolo, sono stati i suoi colleghi di lavoro a soccorrerlo e a prestare le prime cure, cercando riparo dal sole impalcabile di una delle giornate più calde di questa estate torrida. Pochi minuti dopo è giunta sul posto un’ambulanza del 118, ma per il sudanese non c’era più niente da fare. I sanitari hanno soltanto potuto constatarne il decesso.

Le indagini, condotte dai carabinieri dalla compagnia di Campi Salentina (al comando del maggiore Nicola fasciano), procedono serrate. Il 47enne era in  possesso di un regolare permesso di soggiorno con scadenza prevista per 2019. Al vaglio degli inquirenti la posizione lavorativa dell’uomo, che nel Salento aveva cercato di sfuggire alla miseria del suo Paese d’origine.

Una storia come tante, di ordinaria miseria e disperazione, di chi raggiunge l’Italia con la speranza di un futuro migliore, dovendo poi accontentarsi di lavori massacranti e sottopagati. E’ morto sotto il sole feroce di una terra in cui l’accoglienza cede troppo spesso il passo allo sfruttamento.

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