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Cronaca

Trentotto gli indagati per il corteo contro il raduno nazionale nel Salento di Casapound

Le notifiche in queste ore a carico di giovani che si sarebbero resi responsabili di manifestazione senza preavviso, con volti travisati, mazze di legno, accensione di fumogeni e petardi, e minacce a pubblici ufficiali. Nell'inchiesta rientra anche il raduno precedente, in occasione del 25 aprile

LECCE – Terremoto negli ambienti antagonisti: sono trentotto le notifiche di conclusione delle indagini preliminari inviate in queste ore a carico di giovani che si sarebbero resi responsabili di una serie d’intemperanze nel corso della maratona di tre giorni di Casapound nel Salento, e non solo.

Due, infatti, gli ambiti per i quali sono stati contestati gli episodi: il primo, quello sul quale sono puntati principalmente i riflettori, riguarda appunto la manifestazione che s’è svolta nelle vie del centro di Lecce sabato 6 settembre; il secondo, invece, risale al qualche mese prima, e per la precisione al 25 aprile, quando è stato organizzato un corteo in occasione della celebrazione del 69° anniversario della Liberazione.    

I fatti salienti, però, sono tutti concentrati a margine nell’ambito della Festa nazionale di Casapound Italia, organizzata dall’omonimo movimento di destra radicale fra il 5 e il 7 settembre scorso in un agriturismo alla periferia di Surbo e che ha visto fra gli ospiti diversi esponenti politici, locali e non, e fra questi ultimi il leghista Mario Borghezio. Proprio nel giorno in cui Borghezio s’è presentato nel Salento per la convention, in città è stata imbastita una contro manifestazione composta da circa 300 persone, molte delle quali provenienti da fuori provincia.

Quel giorno non sono mancati momenti di forte tensione con il rischio di una degenerazione, quando la testa del corteo è stata presa da esponenti della fazioni più accese. Tutto il "serpentone" che s'è snodato per le vie della capitale del barocco è stato tenuto a bada da un fitto schieramento di forze dell’ordine composto da polizia, carabinieri e guardia di finanza. In seguito è scattata anche l’inchiesta della Digos e della Procura di Lecce, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Antonio De Donno.

Ai trentotto indagati è stato contestato, a vario titolo, di aver promosso una riunione in luogo pubblico senza preavviso, presentandosi con bastoni di legno e indossando caschi da motociclista, di aver fatto in modo da rendere difficile il riconoscimento (cioè travisando il volto), ma anche di aver acceso fumogeni e petardi, e di aver formulato minacce a pubblici ufficiali.

foto 2-17-23Diversi, in effetti (e già si era notato come fossero una trentina i più facinorosi) quel giorno hanno sfilato per le vie del centro vestiti completamente di nero, con volti coperti, stringendo nelle mani mazze e bastoni. Il corteo, da Porta Napoli, si è diretto verso il centro dove la componente antagonista ha decisamente preso la guida. Davanti, uno striscione: “E’ troppo tardi per stare calmi! Lecce antifascista”.

Si è trattato di un corteo di protesta i cui militanti hanno deciso di “scendere in strada per contrastare il neo-fascismo, le istituzioni locali e i politici che hanno garantito la realizzazione di questo raduno”, come recitato in alcuni volantini, puntando il dito oltre che contro Borghezio, anche verso politici leccesi quali Adriana Poli Bortone ed Erio Congedo, rei, ai loro occhi, di aver fornito sostegno attivo con la propria partecipazione all’iniziativa di Casapound. Nel mezzo di tutto questo, cori antifascisti, lancio di bombe carta anche in via Trinchese, insulti per poliziotti e giornalisti, muri imbrattati e il rischio di un contatto diretto con gli attivisti di Casapound, comunque scongiurato.

E non è tutto. Con lo stesso provvedimento, infatti, l’autorità giudiziaria ha anche dato delega alla notifica della conclusione delle indagini preliminari ad alcune fra le stesse persone, che si sarebbero rese responsabili in precedenza, cioè il 25 aprile, sempre di aver promosso una riunione in luogo pubblico senza darne preavviso. Al momento, però, le indagini non sono ultimate. La Digos, reparto diretto dal vicequestore aggiunto Raffaele Attanasi, sta cercando di identificare altri individui che hanno partecipato ad entrambe le manifestazioni. 

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