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Cronaca

Notti folli e abuso di alcool. Il 118 sotto pressione. "Fino all'alba ottanta chiamate"

Dopo il tramonto, richieste di intervento da tutta la provincia, spesso legate a malori per ubriachezza e coma etilico. Ambulanze di corsa dall'Adriatico allo Ionio. Lecce, Tricase e Gallipoli, dove si registra il più alto numero di interventi, fra i più impegnati. Pronto soccorso al limite nella Città Bella

LECCE - Una stagione estiva ancora una volta bollente e soprattutto ad alta gradazione alcolica. Ormai non fa quasi notizia, o quasi. Ma il picco di questi ultimi giorni delle chiamate d'emergenza e il servizio 118 surclassato di richieste d’intervento sull’intero arco della provincia di Lecce, è qualcosa di inverosimile.

Solo la notte scorsa sono state circa un’ottantina le segnalazioni, e decine e decine le ambulanze partite a sirene spiegate dalle varie postazioni per prestare soccorso a giovani e meno giovani colti da malori in strada, nelle marine o nei pressi di locali da ballo e lidi notturni, causati da stati più o meno accentuati di ubriachezza. Serate a tutto sballo, e poi nel cuore della notte la corsa verso il pronto soccorso.

Quelli di Lecce e soprattutto Tricase e Gallipoli (anche questa notte le ambulanze del 118 hanno fatto letteralmente la spola verso il Sacro Cuore di Gesù dal litorale sud gallipolino alla zona delle discoteche, con quasi una ventina di interventi registrati), quelli in cui arrivano i casi più emblematici delle notti senza inibizione tra bicchieri di vino, bottiglie di birra, vodka e cocktail: dall’abuso degli alcolici al vero e proprio coma etilico, passando alle ulteriori degenerazioni per zuffe e risse incentivate dai bollenti spiriti e dai fumi vaporosi. E lo scenario si ripete ormai, quasi inesorabile, da diversi giorni.          

Le notti salentine in riva al mare o nelle discoteche sparse dall’Adriatico allo Ionio sembrano sempre più caratterizzate dallo sballo a tutto alcol, quindi. E’ ormai risaputo. E rinomato. Dalla centrale operativa del servizio 118, ormai allo stremo anche per questa stagione estiva, evidenziano una serie quasi incalcolabile di chiamate per il soccorso di giovani così ubriachi da dover ricorrere all’ausilio dei medici. E la storia si ripete. E finché la fatidica “sbronza” la si può raccontare, magari il giorno dopo, a mente meno annacquata e lucida, e a lampeggianti ormai lontani, si può anche soprassedere.

Ma l’allarme e anche il disappunto degli operatori sanitari, impegnati allo stremo, non lascia certo tranquilli. Se si considera che alcuni giovani, senza facili generalizzazioni, cominciano a bere oltre misura già a partire dai tredici, quattordici anni e che molto spesso l’uso e l’abuso dell’alcol è associato a quello altrettanto pericoloso delle droghe, si ha un quadro preoccupante della situazione.

“Ormai ogni notte nel pronto soccorso arrivano sempre più giovani ubriachi e in coma etilico - spiegano gli operatori del 118 di Gallipoli - e ormai la quasi totalità delle chiamate riversate in questo periodo riguardano gli interventi lungo la litoranea della Baia Verde o della zona a nord delle discoteche dove nei pressi si trovano ragazzi, anche molto giovani, alle prese con malori legati all’abuso di alcolici”.

ospedaledigallipoli-4-4Una situazione che, con la cronica carenza di personale e la chiusura non certo razionale degli ospedali, mette sotto pressione anche medici e operatori sanitari del pronto soccorso gallipolino. Dove basta passare una notte nei pressi dell’accettazione del presidio, per rendersi conto di quello che accade. E di come bisognare reggere l’emergenza tra un'ambulanza in uscita e un nuovo caso di coma etilico in arrivo.

Da qui anche i tempi di attesa per gli altri utenti “in parcheggio” e qualche lamentela e tensione (a volte di troppo, altre volte magari a ragion veduta) non mancano di certo. Il senso del discorso è che impegnare un servizio di emergenza e le ambulanze il 118 così come intasare i pronto soccorso per i troppi ubriachi, anche questo sembra un inconcepibile abuso.       

“Per quanto concerne il coma etilico” spiegano i sanitari dei vari presidi ospedalieri, “compromette le tre funzioni vitali del respiro, della circolazione e della coscienza. E quest’ultima è la prima ad andarsene. E se rimane l’unica la situazione può essere tenuta sotto controllo. Ma se si perdono anche le altre due funzioni, allora la vita è in pericolo. E oltre ai danni immediati bisogna anche tenere conto di quelli permanenti che emergono solo dopo almeno dieci anni e si esprimono attraverso cirrosi, malattie cardiovascolari, invalidità di vario genere”. E forse se si ritornasse all’unico e semplice bicchiere in più, anche il valore della vita avrebbe un sapore più gradevole.    

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