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Cronaca Gallipoli

Uno scooter rubato per eseguire l'agguato mortale

E' stato rinvenuto nelle scorse ore dagli agenti del commissariato di polizia di Gallipoli la moto Yamaha Majestic 125 che potrebbe essere stata usata dal killer di Padovano per compiere l'omicidio

E' stato rinvenuto nelle scorse ore dagli agenti del commissariato di polizia di Gallipoli, diretti da Leo Nicolì, lo scooter Yamaha Majestic 125 che sarebbe stato utilizzato ieri dal killer che ha ucciso con quattro, forse cinque colpi d'arma da fuoco l'ex boss della Scu Salvatore Padovano (48 anni) nei pressi della sua rivendita di frutti di mare sulla provinciale per la marina di Rivabella (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=10255). Il mezzo, a quanto è dato di sapere, è stato trovato a poco più di un chilometro dal luogo dell'agguato, abbandonato tra la vegetazione che costeggia la tangenziale alla statale 101 per Lecce. Gli inquirenti hanno buone motivazioni per credere che si tratti dello scooter utilizzato dai killer per raggiungere la pescheria e per allontanarsi nel marasma generale subito dopo la sparatoria fatale per l'ex boss gallipolino. I tecnici della scientifica (l'indagine è affidata alla squadra mobile di Lecce) sperano di trovare sul mezzo a due ruote qualche elemento che possa far risalire agli esecutori materiali dell'omicidio.

Il mezzo recuperato, e posto sotto sequestro, dovrebbe risultare di provenienza furtiva ed è ora ricoverato in un'officina alla periferia all'ingresso della città in custodia giudiziaria. Sarebbe infatti stato rubato nell'agosto scorso a Gallipoli. Sul luogo dell'omicidio la polizia aveva già recuperato quattro bossoli di una pistola calibro 9 utilizzata per freddare Padovano. Il killer, che avrebbe agito con un complice, di certo aveva il volto celato con un casco integrale. Secondo le prime ricostruzioni avrebbe prima ferito Padovano colpendolo al corpo e alla nuca, e poi lo avrebbe finito con un colpo letale alla testa. Inutile il trasporto in ospedale: Nino Padovano è deceduto un quarto d'ora dopo le tredici di ieri.

Gli investigatori continuano ad ascoltare i testimoni (le quattro persone presenti sul posto durante la sparatoria, di cui due dipendenti della rivendita il Paradiso del mare) e hanno compiuto perquisizioni alla ricerca del movente dell'omicidio ancora poco chiaro. Padovano, conosciuto come il nome di battaglia di "Nino Bomba" quando era un boss, dopo l'uscita dal carcere si era definito un uomo diverso e si era dedicato alla letteratura e alla poesia scrivendo anche un libro di memorie e aveva in animo di scrivere altre due autobiografie. La polvere da sparo e le scia di sangue hanno chiuso per sempre il burrascoso capitolo della sua vita.

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