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Sabato, 27 Aprile 2024
Una storia da raccontare

Centro Renata Fonte, 25 anni d’impegno contro la violenza e di ascolto delle donne

In prossimità del 25 novembre e della giornata internazionale dedicata al contrasto della violenza di genere una mostra che ripercorre la storia di un prezioso presidio che ascolta, accoglie le vittime e non le fa sentire sole

LECCE – Il tema della violenza contro le donne continua ad essere drammaticamente d’attualità per via dei continui episodi che riempiono le cronache e che raccontano di una questione culturale e di un fenomeno dolorosamente strutturale da affrontare. Nel Salento, da 25 anni, esiste una realtà in prima linea sul tema, che dell’accoglienza delle donne vittime di violenza (e dei loro bambini) e dell’ascolto ha fatto la propria missione: si tratta del centro antiviolenza Renata Fonte che proprio in questi giorni taglia il traguardo del quarto di secolo e ripercorre con un evento specifico, in prossimità del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la propria storia.

Il centro, che sorge di un fronte a un enorme ficus del ‘700, è un luogo dove le donne si sentono a casa, al sicuro: proprio quell’albero ha ispirato la mostra “Foto-Sintesi”, che l’artista Marzia Bianchi inaugurerà il 23 novembre, alle 17, presso la sala teatrino dell’Ex Convitto Palmieri, in occasione dei 25 anni di attività del Centro Renata Fonte. Una data non casuale e di grande valore simbolico perché ricorre, come anticipato, proprio a ridosso del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne.

“Attraverso l’elemento simbolo di questo centro, il nostro grande albero, abbiamo voluto raccontare questi 25 anni di attività – afferma Maria Luisa Toto, presidente del Renata Fonte - che per noi vogliono dire ben 7.500 volti, voci e vite di donne accolte e aiutate a uscire dalla violenza e dalla paura. Con loro, altrettanti bambini e bambine, vittime indifese di quella violenza assistita troppo spesso sottovalutata”.

“Per noi quell’albero vuol dire tanto - prosegue – e le donne che si rivolgono al Renata Fonte a volte si ritrovano a fare colloqui con le operatrici o con le avvocate, proprio sotto le sue fronde. Altre, invece, vanno a ripararsi tra fronde e radici, subito dopo aver avuto un colloquio o mentre aspettano. Sole o insieme ai loro bambini che corrono, inciampano e abbracciano l'albero rivolgendogli dei pensieri”.

“Venticinque anni fa – aggiunge – feci una scelta che rifarei anche adesso, creare il Centro Antiviolenza Renata Fonte che dal 2018 fa parte anche di Reama, la rete nazionale di Fondazione Pangea. Sono stati anni molto impegnativi e delicati durante i quali abbiamo dovuto fronteggiare gli orrori di cui siamo testimoni ogni giorno, perché la violenza contro le donne non solo affonda le sue radici nella discriminazione di genere ma è una delle più diffuse violazioni dei diritti umani. Ci vorranno ancora molti anni - conclude Maria Luisa Toto - ma ce la faremo a superarla”.

Marzia Bianchi non è nuova a questi lavori: già autrice della nota mostra “L’invisibilità non è un super potere”, lastre e radiografie di donne vittime di violenza inaugurata il 25 novembre del 2020 presso l’Ospedale ASST Santi Carlo e Paolo di Milano e di FLOR, progetto fotografico sulle mutilazioni genitali femminili, ha un lungo trascorso professionale nei centri antiviolenza e  “Prima di intraprendere questo percorso artistico – afferma - Ho avuto il privilegio di respirare la vita del Renata Fonte, di sedermi sotto quell'albero, simbolo del Centro antiviolenza e di osservarlo per tante ore. Secondo diversi studi i benefici psicologici degli alberi e del verde sugli esseri umani sono da ricercare nell'inconscia consapevolezza che senza di loro la vita della nostra specie non sarebbe possibile. E così che ho iniziato a trovare delle analogie tra la natura e il corpo umano, tra l'albero e le donne. E questa è la sintesi o meglio Foto-sintesi”.

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