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“A fronte della pressione criminale, non mancano le risposte delle istituzioni”

Tarantini, Laudati e Nicastro, pur sottolineando il peso dei numeri e dei dati pugliesi, sottolineano come si stia lavorando al contrasto di tutte le forme di illegalità sul territorio: “Grazie al lavoro delle forze dell’ordine”

LECCE Si fa fatica a trovare il “buono” dai dati del rapporto Ecomafia 2012, anche perché i peggioramenti sono spesso fin troppo evidenti. Le analisi, nel corso della conferenza di presentazione dei numeri pugliesi, sono state votate ad una valutazione complessiva dei fenomeni: “Nel rapporto Ecomafia 2012, pur rimanendo stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali – ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia - la  nostra regione peggiora sia sul fronte del ciclo illegale del cemento che del racket degli animali. Il mattone selvaggio imperversa e le costruzioni spuntano ovunque: nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico o idrogeologico e soprattutto sui litorali”.

“A questo – ha proseguito Tarantini - si aggiungono le corse clandestine di cavalli, la macellazione clandestina, il record di discariche abusive di pneumatici fuori uso. Inoltre, la Puglia, anche se scende al terzo posto, rimane sul podio nel ciclo illegale dei rifiuti e si conferma base logistica di traffici internazionali di rifiuti”.

 “I crimini ambientali hanno una peculiarità: sono reati vaghi e diffusi, che coinvolgono tutti - ha dichiarato Antonio Laudati, procuratore della Repubblica di Bari -  I reati ambientali in Puglia stanno diminuendo grazie al lavoro delle forze dell’ordine, ma tuttavia la nostra regione ha delle particolari caratteristiche che determinano ogni anno la sua presenza tra i primi posti nel rapporto Ecomafia: la Puglia è una regione effervescente, con una profonda cultura mercantile e commerciale, con numerosi contatti con gli altri Paesi del Mediterraneo e questo può comportare lo sviluppo di traffici internazionale di rifiuti. Il tema dell’ecomafia deve essere approfondito dai mass media tutto l’anno e non solo in determinate occasioni quali la presentazione del rapporto Ecomafia”.

“Per la Puglia, più che di maglia nera parlerei di maglia rosa – ha sostenuto Lorenzo Nicastro, assessore regionale all’ambiente - i dati infatti non testimoniano che in Puglia ci sono più reati che altrove  ma che se ne scoprono di più grazie al lavoro straordinario ed efficace delle forze dell’ordine che nella nostra regione lavorano in sinergia con Arpa e Cnr. Condivido la richiesta di Legambiente di considerare gravissimi i reati ambientali  con un apposito assetto sanzionatorio da inserire nel codice penale, perché quando tuteliamo l’ambiente, tuteliamo il diritto alla salute nostro e dei nostri figli”.

Per fortuna, - ha concluso Tarantini - a fronte di una così forte pressione criminale non mancano le risposte, anche, da parte delle istituzioni regionali. Infatti, la regione Puglia ha messo in piedi, sin dal 2007, una task force composta da tutte le forze dell’ordine, Arpa Puglia e Cnr-Irsa per monitorare, contrastare e prevenire i reati ambientali, che ha raggiunto buoni risultati con 1.745 siti sequestrati. Il lavoro delle magistratura e delle forze dell’ordine continua a dare ottimi risultati, seppure in un contesto normativo ancorato a un sistema sanzionatorio penale di tipo contravvenzionale, del tutto inadeguato alla sfida lanciata dagli ecocriminali. L’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel nostro codice penale renderebbe più efficace la tutela penale dell’ambiente, attraverso la previsione di sanzioni proporzionate, efficaci e dissuasive”.

 

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