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Alba Service, nessun danno al cda sciolto per tagliare i costi

Per il tribunale civile è legittima la decisione assunta nel 2009 dalla giunta Gabellone di nominare un amministratore unico al posto del collegio sindacale. Avevano richiesto 150mila euro e altri danni per mancati benefit

 

LECCE – La Provincia di Lecce non dovrà rifondere alcun danno nei confronti degli ex esponenti del consiglio d’amministrazione dell’Alba Service, sciolto dopo la nomina di un amministratore unico, nell’ottica di una revisione della spesa. E’ questa la decisione del giudice Alessandro Silvestrini del tribunale civile di Lecce, che ha respinto la domanda di ex amministratori e componenti del collegio sindacale. E, dunque, è stata legittima la decisione assunta dall’amministrazione provinciale guidata da Antonio Gabellone.

La revoca del cda di Alba Service, la società di servizi che si occupa principalmente di manutenzione di plessi scolastici, segnaletica, servizi sociali, viabilità, e interamente di proprietà della Provincia, risale al 2009, nell’ottica di una razionalizzazione dei rapporti con le società e gli altri organismi partecipati e per risparmiare sulla spesa.

La decisione era stata giustificata dall’articolo 17 comma 22 bis del decreto lesgislativo 78 del 2009, secondo il quale costituiva giusta causa di revoca degli amministratori in carica lo scioglimento degli organi collegiali finalizzata ad un recupero di efficienza e ad un risparmio dei costi senza che da quella revoca anticipata potesse discendere un risarcimento dei danni.

Per effetto di quella decisione, gli amministratori (Angelo Polimeno, Mario Accoto e Pasquale Porpora) erano stati sostituiti con un amministratore unico. La prima nomina, provvisoria, era andata verso il direttore generale Giovanni Refolo; in seguito, l’amministrazione Gabellone aveva individuato, per quella poltrona, Damiano D’Autilia.

Fino a quel momento le indennità di carica per i tre amministratori avevano comportato un costo mensile di poco più di 10mila euro. La sostituzione del collegio con un amministratore unico, secondo i calcoli di Palazzo dei Celestini, avrebbe prodotto un risparmio su base annua di 78mila e 166 euro.

Contro quella decisione erano però insorti i vecchi amministratori, anche in considerazione del fatto che avevano dichiarato la disponibilità a una autoriduzione dei loro compensi, così rendendo inutile l’azzeramento dell’organo collegiale. Ritenendo i ricorrenti illegittime quelle determinazioni, avevano avanzato una richiesta di danni pari alle indennità non percepite e che riguardavano quindici mensilità, e quindi circa 150mila 000 euro. A questi, come danni ulteriori, avevano danni reclamato la perdita di alcuni benefit, come l’uso dell’autovettura aziendale, del telefono cellulare e dell’assicurazione.

Alba Service, difesa in giudizio dall’avvocato Pietro Quinto, aveva contrastato quella domanda perché la società aveva dato attuazione alla volontà della Provincia, socio unico, di ottenere un risparmio di costi, a nulla potendo valere una disponibilità all’autoriduzione, che sarebbe stata peraltro espressa, solo dopo la decisione di sostituire l’intero cda. Il legale ha rimarcato, tra l’altro, che, se la Provincia non si fosse avvalsa di quella norma – la cui validità era di soli sei mesi - non avrebbe più potuto conseguire un risparmio di costi e una migliore efficienza dell’azione della società.

Il tribunale ha quindi dato ragione all’amministrazione Gabellone, ritenendo che l’alternativa dell’incarico ad un amministratore unico, rispetto alla riduzione degli ingaggi, “appare quella meglio rispondente ad una esigenza di semplificazione ed efficienza”.

La norma è stata giudicata pienamente legittima e compatibile con la Costituzione. Per il giudice è peraltro giusto sospendere temporaneamente l’operatività del codice civile nella parte in cui prevede un risarcimento danni per la revoca anticipata perché è “incontestabile la necessità di porre un freno ai costi della politica, con i suoi apparati elefantiaci ed improduttivi”.

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