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Blasi & Taranta, addio fra rammarico e polemica: un festival snaturato

L'ex sindaco di Melpignano fu tra quelli che accompagnarono l'evento fin dai suoi primi passi. Ma i grandi successi vengono oggi oscurati dal business sfrenato che divora le radici. "Fondazione autoreferenziale, non è diventato quel luogo di riflessione culturale che avevo immaginato"

MELPIGNANO – Sergio Blasi lascia la Fondazione della Notte della Taranta. E lo fa, l’ex sindaco di Melpignano, proprio colui sotto il quale il festival ha mosso i primi passi, in aperta polemica con i vertici e con toni di rammarico che appaiono sinceri. Il modo: un post pubblico su Facebook, dal titolo emblematico: “Io mi fermo qui”. 

I motivi sono vari, ma riguardano in particolare la gestione stessa dell’evento e i suoi sviluppi, lontani dalla sua idea originaria. Blasi li elenca tutti, specie nella seconda parte del suo lungo commiato, citando l'addio come “una decisione sofferta, lungamente meditata, ma che – spiega - arriva all’esito di anni nei quali ho sollecitato un dibattito sul ruolo e la funzione di questo Festival per il Salento e la Puglia”. Qui il nodo, qui soprattutto la controversia. Quel dibattito, per Blasi, “gli attuali vertici non hanno mai ritenuto di cominciare, concentrandosi esclusivamente sull’evento”. Il tutto si potrebbe sintetizzare in una frase: il business sfrenato divora le radici.   

La chiave di lettura di questa decisione, dunque, è fornita da Blasi stesso. Intendo con questo gesto condurre verso una riflessione che riguarda "non ciò che accade sul palcoscenico, la parte visibile, ma dietro al palco, nel sempre più politicamente affollato backstage, nelle decisioni sull’organizzazione e la gestione dell’evento, che sempre meno vengono assunte in maniera collegiale, e sempre più invece in solitaria, da un vertice autoreferenziale”.

Il rischio, per Blasi, è che il “progetto possa essere sminuito nelle sue ambizioni alte, smettendo di esistere al servizio del recupero e la diffusione della musica e della cultura tradizionale salentina per servire più misere ambizioni”. Parole forti. Seguite da un esempio concreto e, per dirla con le sue stesse parole, “eclatante”.

“Quest’anno – ricorda - ricorrevano i cinquant’anni della scomparsa di Ernesto De Martino”. Il noto etnologo fu tra i principali studiosi del fenomeno del tarantismo. A lui si deve molto della letteratura in materia. Una figura che non necessita di presentazioni. Semmai, di ricordo e celebrazioni. Ebbene, tuona Blasi, “non si è ritenuto di organizzare non dico un convegno ma neanche un ricordo”. “Non ho ascoltato una citazione in nemmeno una delle innumerevoli interviste ai vertici della Fondazione. Lo spettacolo e la necessità di lanciare numeri come fuochi d’artificio hanno avuto la meglio su tutto, in una ansia da prestazione – incalza Blasi - che non ha nulla a che vedere con la missione della Fondazione”. Come dire: la Notte della Taranta si starebbe snaturando, un processo che forse tende a diventare irreversibile. 

Nel suo ricordo di questi anni, Blasi parte da lontano, ma arriva poi a menzionare gli ultimi fotogrammi, quel viaggio di fine novembre del 2013, quando “ho preso l’aereo, come sempre a mie spese, per raggiungere Palma de Maiorca” dove ha incontrato “l’entourage di Brian Eno per parlare dell’edizione 2015 della Notte della Taranta”.

E narrando dell’esperienza di Melpignano e della Grecìa Salentina, nata nel 1998 e cresciuta di anno in anno fino a convogliare un interesse planetario, ricorda l’entusiasmo dei suoi interlocutori, il fatto che da lì sia nata anche e soprattutto la conoscenza con Phil Manzanera, e che il progetto di quest’ultimo abbia portato al coinvolgimento a catena di Paul Simonon, Tony Allen, Anna Phoebe, Ligabue. “Uno straordinario supergruppo che ha regalato momenti di eccezionale qualità al Concertone, interpretando, come sempre, i brani della nostra tradizione musicale”. Un successo, ma non basta. Tanto che non sembra voler tornare indietro. “Questo è stato il mio ultimo contributo alla Fondazione La Notte della Taranta, di cui ho lasciato il Consiglio di amministrazione”.

L’evento, certo, ha assunto negli anni un carattere di forte impatto economico e turistico. “Abbiamo dimostrato con i fatti che la cultura e l’incontro tra culture musicali a volte diversissime tra loro possono diventare crescita economica e contribuire a garantire un futuro migliore a questa terra”. Per questo Blasi considera il risultato come “uno dei più importanti raggiunti nella mia vita pubblica”.  Ma il rammarico oggi è immenso ed è sintetizzato nel finale del suo post: “Non essere riuscito a fare della Fondazione ciò che avevo immaginato”.

 “Non solo il luogo dove si organizza il Festival – spiega - ma una vera e propria scuola in cui giovani ricercatori, studiosi, appassionati, approfondiscono e ricercano, scavando nella nostra cultura immateriale, nel folklore (il “sapere del popolo”) del Salento, della Puglia, dei tanti Sud del mondo, del Mediterraneo. Purtroppo non tutti i sogni diventano realtà, anche quelli che, dopo diciotto anni – l’amara conclusione -, pensavo fossero a portata di mano”. 

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