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Caso Boc e debiti, il consulente replica a Salvemini

Paolo Cucurachi, consulente incaricato per la vicenda dei Boc, risponde alla conferenza convocata dall'ex consigliere del Pd. "Il Comune non è entrato in rianimazione per colpa della rinegoziazione"

LECCE - Due giorni dopo la conferenza stampa convocata in un bar da Carlo Salvemini, ex consigliere comunale del Pd, ma che ha precisato di aver parlato nell'occasione da comune cittadino, dalle stanze dell'Università del Salento, arriva la replica di Paolo Cucurachi, consulente del Comune di Lecce per la vicenda dei Boc. "Ho riflettuto a lungo prima di replicare alle considerazioni", spiega Cucurachi. Che aggiunge: "Il largo consenso ricevuto dalla proposta di rinegoziazione in occasione del Consiglio comunale speravo che fosse stato il meritato suggello ad un intenso lavoro svolto con spirito di servizio, dedizione e, mi auguro, anche con competenza. Ovviamente mi rendo conto che questa vicenda è stata negli ultimi anni al centro della discussione tra forze di governo e di opposizione e proprio per questo motivo desidero evitare strumentalizzazioni e di essere coinvolto nella polemica politica. Allo stesso tempo non posso accettare che la realtà dei fatti venga distorta e che vengano presentate mezze verità". Da qui, la decisione di concentrarsi su "alcuni aspetti di natura prettamente tecnica che a mio avviso meritano qualche ulteriore chiarimento per sgombrare il campo da eventuali dubbi".

Come base di partenza, la situazione finanziaria dell'amministrazione comunale. Secondo il consulente, "non può passare la tesi secondo cui il Comune di Lecce è entrato in sala di rianimazione per colpa delle rinegoziazione dei Boc, in quanto l'operazione in oggetto ha semmai salvato l'amministrazione da una situazione di dissesto finanziario. Concedere un lungo periodo di convalescenza è stata la cura necessaria per consentire una piena guarigione del paziente. La situazione d'indebitamento post ristrutturazione è vantaggiosa rispetto a quella pre ristrutturazione e questo è stato possibile avviando una negoziazione lunga e faticosa con le controparti bancarie, che notoriamente non sono enti di beneficenza".

Cucurachi si sofferma poi sui motivi per cui sarebbe stata necessaria la cura. "La tesi sostenuta è che questo sia avvenuto per colpa delle emissioni dei Boceffettuata tra il dicembre 2005 ed il dicembre 2006, in quanto quell'operazioni non sarebbero state convenienti. Sul tema ho consegnato le conclusioni del mio lavoro alle autorità competenti argomentando con dovizia di particolari tutti gli aspetti della vicenda", evidenzia. "Nel rispetto delle stesse mi astengo quindi da qualunque considerazione in merito. Vorrei però evitare che si faccia confusione tra un debito eccessivo ed un debito non conveniente. Una famiglia che sottoscrive un mutuo ad un tasso dell'1 per cento non si può dire che non abbia ricevuto condizioni convenienti, ma se l'importo del finanziamento è eccessivo è altamente probabile che il debitore non sia in grado di onorare i propri impegni. Premesso che la condizioni di convenienza economica è accertabile da un punto di vista tecnico, rimane da effettuare una valutazione politica, che non mi compete, sull'uso che è stato fatto delle risorse rese disponibili dall'emissione dei Boc".

"Passando agli aspetti tecnici della rinegoziazione - prosegue il consulente incaricato dal Comune -, Salvemini contesta l'esistenza dell'abbuono della quota di capitale ed il costo relativo alla chiusura dello swap. In realtà i due temi sono strettamente connessi - dice - in quanto la quota di capitale non pagata a dicembre 2009 per un importo di circa 2,8 milioni di euro, come precisato nella mia relazione, dovrebbe essere aggiunta al valore di mercato dello swap di circa 2,2 milioni di euro che risulterebbe quindi pari a circa 5 milioni di euro. Dal momento che il Comune ha estinto il contratto pagando soltanto 2,2 milioni di euro è di tutta evidenza che l'abbuono esiste e che è anche di importo significativo. E'inoltre improprio ritenere un costo dell'operazione di ristrutturazione la chiusura dell'operazione di swap in quanto tale valore di mercato negativo era comunque presente nei conti del Comune".

Altro tema sul quale Cucurachi si sofferma, è poi la quantificazione dei costi impliciti che - sottolinea - "purtroppo rappresentano una costante nella totalità degli enti locali dei quali mi sono occupato. A tale proposito non è corretto attribuire integralmente ai costi impliciti la natura di costi illegittimi e pertanto, sebbene sia indiscutibile che gli stessi abbiano contribuito in maniera considerevole ad erodere le quote di capitale dello swap, si è ritenuto opportuno far prevalere l'obiettivo di giungere ad un piano finanziario certo e sostenibile per il Comune di Lecce". Infine, il consulente si sofferma sulle condizioni alle quali è stato rinegoziato il prestito obbligazionario. "La transazione - spiega - è stata chiusa negoziando un tasso medio a 30 anni di poco inferiore al 3,5 per cento. Negli stessi giorni la Spagna ha emesso titoli con scadenza decennale al 4,8 per cento e la Cassa depositi e presiti erogava finanziamenti con ammortamento a 29 anni al 4,625 per cento. Lo stesso Stato Italiano si finanza a condizioni di gran lunga più onerose rispetto ai tassi spuntati dal Comune di Lecce. Ritengo - conclude - che ogni valutazione ulteriore sia superflua".

Pd: "Il nostro voto, un atto di straordinaria responsabilità

E sul caso, torna a parlare anche il Partito democratico, che sul voto favorevole del suo gruppo consiliare Palazzo Carafa, in una nota, spiega: "E' un atto di straordinaria responsabilità che guarda, prima che agli interessi politici di parte, agli interessi generali della collettività, è - come abbiamo già detto - un atto d'amore verso la città per metterla al riparo dalle conseguenze disastrose di un possibile dissesto. D'altro canto - prosegue il Pd - la rinegoziazione dei Boc, operazione scellerata già costata alla città 10 milioni di euro era stata da noi ripetutamente sollecitata quale unica via d'uscita per evitare il peggio e per impedire che a pagare quella scelta devastante fossero i contribuenti e le famiglie dei leccesi".

"Da parte nostra - prosegue la nota - è un atto cioè che guarda ad una possibile prospettiva di ripresa della città e che non vuole - in nessun modo - cancellare il passato, del quale il centrodestra cittadino porta tutta intera la responsabilità politica compresa quella di aver elargito 700mila euro di premio ai dirigenti, dei quali chiediamo a Perrone di attivare la immediata restituzione. Questa posizione tra l'altro è stata chiaramente ribadita in Consiglio comunale sia da Rotundo che da Torricelli, il quale ha letteralmente affermato: "Sia chiaro a questo Consiglio che questo atto transattivo non preclude l'Amministrazione comunale nei sui percorsi di rivalsa di azione civile nei confronti di chi ha determinato, se dovessero essere evidenziate le responsabilità anche nel futuro. Le responsabilità dal punto di vista contabile, amministrativo, giuridico, penale rimangono tutte intere…".

"Proprio perché siamo contrari alla logica dei colpi di spugna abbiamo chiesto in passato e chiediamo oggi che la Magistratura accerti eventuali responsabilità e faccia la massima chiarezza in tempi ragionevoli sull'intera vicenda perché la città ha diritto di sapere se intorno ai Boc è stata o meno consumata una truffa colossale ai danni del Comune. Il Pd non è forza politica antagonista sempre e comunque, del no a tutti i costi, non ha mai perseguito la politica del "tanto meglio tanto peggio" ed in questo passaggio delicato si è comportato con la diligenza del buon padre di famiglia anteponendo gli interessi generali al proprio tornaconto. Per questo non solo siamo fermamente convinti, contro ogni disfattismo, delle scelte compiute, ma ne rivendichiamo il merito quale forza di governo, responsabile ed affidabile - finisce la nota -, che agisce esclusivamente nell'interesse della città".

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