rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

“Due giganti ai ferri corti, un’Europa da rifare”. Prodi ospite in ateneo

Il fondatore dell'Ulivo ospite di un incontro sui cambiamenti politici e sociali in corso. Delinea uno scenario globale dall'equilibrio precario, e lancia la proposta di una nuovo progetto politico per l'Ue

LECCE – Le riflessioni sul cambiamento affidate a Romano Prodi allargano l’orizzonte della discussione verso scenari geopolitici di enorme portata. L’attuale delegato dell’Onu per i rapporti con l’Unione europea, già presidente del Consiglio dei ministri durante gli anni d’oro della fondazione di quel progetto di un’Europa politica oramai al tramonto, è stato invitato dall’amministrazione universitaria per dibattere proprio del ruolo della cittadinanza attiva nei processi di cambiamento globali.

I saluti di rito dell’incontro sono stati affidati alla vicepresidente della Provincia di Lecce, Simona Manca, al prefetto Giuliana Perrotta, all’assessore comunale al bilancio Attilio Monosi, all’assessore regionale Guglielmo Minervini. Ad aprire il confronto sono stati, invece, Giovanni Invitto, coordinatore della “scuola di pace” e Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione “Don Tonino Bello” che ha voluto ricordare la figura del sacerdote, pastore di pace, che in quell’Europa unita aveva intravisto le risposta ai processi di cambiamento in corso. Quasi la costruzione di una nuova ‘casa’ capace di resistere alla chiusura multiculturale, fondata sulla compassione, la solidarietà e l’inclusione.2-246-11

L’intervento del rettore dell’ateneo salentino Domenico Laforgia non è stato di tono diverso: la sua descrizione di un Paese finito in “bancarotta etica”, capace cioè di sgretolare e perdere il proprio patrimonio di valori solidali, ha coinciso con una visione preoccupata sul futuro cui guardano (ormai distrattamente) i giovani. L’ancora di salvezza? “Il coraggio di innovare, resistere nella competizione combattendo mediante le idee. – ha spiegato -. Questo Paese è reazionario, occorre invertire la rotta perché così non si va da nessuna parte”.

Di tenore ovviamente politico è stato il lungo intervento del fondatore e storico leader dell’Ulivo. Lo scenario globale tracciato in quasi mezz’ora, vede alla ribalta, contrapposti in forma speculare, due giganti mondiali quasi ai ferri corti: Stati Uniti e Cina. Due potenze indiscusse. Una sostenuta da un ritmo di crescita vorticoso, l’altra (il popolo a stelle e strisce) capace di perdere il 30 per cento della propria quota di Pil mondiale: fermo alla metà, nell’immediato dopoguerra, oggi sfiora il 20 per cento appena. Evidentemente, ha spiegato uno dei più convinti europeisti italiani, gli assetti mondiali si reggono su un equilibrio precario: “Dall’accordo o dallo scontro tra i due padroni dell’economia, dipenderanno la guerra o la pace del mondo”.

Intorno due insospettabili Continenti emergono dal sottosviluppo: Asia ed Africa. E nel mezzo, ferma nel suo ruolo “irrilevante”, siede l’Europa. Pur mantenendo saldo il proprio primato nell’export e nella produzione industriale, infatti, le crepe del suo tessuto politico ne hanno bloccato, anno dopo anno, la crescita e l’influenza politica.

Se è vero che lo stesso presidente Barack Obama “fa fatica a pronunciare la parola Europa, preferendo citare le singole nazioni”, è pur vero che il vecchio Continente, cucito con il nastro della moneta unica, “ha preservato tre generazioni di uomini dai conflitti armati”.

Il respiro politico “corto” che toglie il fiato al progetto Europa, secondo Prodi ha diverse concause: dalla mancanza di una visione strategica di lungo periodo, imperniata sui grandi temi del lavoro e della disoccupazione, fino al ruolo di subalternità dei membri dell’Ue rispetto all’incrollabile Germania. La sua ricetta è la logica conseguenza di questa riflessione a tutto campo: “Una nuova proposta politica, basata sullo sviluppo e svincolata dalle logiche di austerity, può venire dall’Italia, dalla Francia e dalla Spagna e coinvolgere le altre nazioni. Una vera alternativa che anche la Germania di Angela Merkel riuscirebbe a non considerare una minaccia”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“Due giganti ai ferri corti, un’Europa da rifare”. Prodi ospite in ateneo

LeccePrima è in caricamento