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Zona 167 a secco. Il dramma delle tre palazzine senz’acqua, le soluzioni tampone

Incontro presso la chiesa di San Giovanni nel quartiere popolare tra inquilini in difficoltà, amministratori dei condomini gestiti da Iacp e l'assessore al Bilancio Monosi che ha proposto due soluzioni: utenze singole eapertura di un tavolo istituzionale

LECCE – Tre palazzine a corto di acqua, 80 condomini in totale cui l’Aqp ha chiuso i rubinetti fornitura a causa delle morosità sulle bollette. Accadeva ieri, nell’estrema periferia della città, e di poco la rivolta contro i sigilli apposti per forza di cose, è sembrata sul punto di degenerare. La zona 167/B non è nuova a questo genere di drammi sociali: ieri è stata la volta dei residenti di piazzale Siena, 36 le famiglie coinvolte.

Ma si contano numerosi precedenti. Quel che è peggio è che nelle prossime settimane arriverà il colpo digrazia: sono oltre 40 i distacchi di fornitura previsti a causa delle gravi condizioni di morosità che riguardano alcuni nuclei familiari che popolano le palazzine gestite da Iacp, l’Istituto autonomo delle case popolari.

Dietro il problema che investe senza pietà anche gli altri utenti che non hanno conti da regolare, il dramma dell’indigenza. Aggravato dalle condizioni di disabilità di alcuni utenti fino all’estrema condizione degli arresti domiciliari. Cui si aggiunge la solita popolazione dei ‘furbi’: quella che a conti fatti crea un danno incalcolabile anche ai vicini.

Alla protesta di ieri è seguito l’incontro odierno, tenuto all’interno degli uffici della chiesa di San Giovanni nel cuore del quartiere popolare, cui hanno partecipato alcuni rappresentanti del Comune di Lecce, l’assessore al Bilancio, Attilio Monosi ed il consigliere Roberto Marti che ha abbandonato l’incontro prima della fine. Nella convinzione che fosse necessario affrontare la questione nella sede, più appropriata, di un tavolo istituzionale con tutti i soggetti coinvolti: amministrazione cittadina, referenti di Iacp, rappresentanti sindacali.

Con loro anche Carlo Mignone, amministratore di una palazzina ed esponente del sindacato degli inquilini Sunia, che ha ricostruito l’annosa vicenda: “Con l’introduzione della legge regionale 54 del 1984, i suddetti condomini sono passati all’autogestione: una modalità che prevede che tutte le quote degli utenti inadempienti siano rimborsate dal gestore, quindi Iacp”.

Fino a non molto tempo fa, quindi, l’Istituto autonomo provvedeva a rimborsare agli amministratori condominiali pagando le quote degli inquilini morosi. Il sistema ha retto, però, finché non è esplosa l’emergenza degli utenti insolventi: “Sono divenuti troppi e i costi elevati per un ente pubblico – spiega Mignone -. Cosi Iacp ha deciso di non pagare più questa parte, a partire dal bilancio del 2013, ma in buona sostanza mancano i soldi anche per l’anno precedente”.

La posizione del sindacalista è piuttosto chiara: se Iacp è inadempiente rispetto ad un obbligo di legge, il primo passo deve essere quello di rispettare la normativa vigente. E cercare una soluzione successiva con la sponda delle istituzioni. “In alcuni casi si crea un circolo vizioso tale per cui il Comune di Lecce, che è tenuto a trovare una soluzione per i cittadini rimasti senza tetto, chiede a Iacp di sospendere gli sfratti.

L’Istituto si rivale sull’amministrazione comunale per il pagamento del canone di locazione e delle utente ed il problema si autoalimenta”. Attilio Monosi ha affrontato l’emergenza con piglio pragmatico, avanzando due proposte che dovranno essere discusse in un tavolo unitario ed istituzionale. La prima, quella di creare utenze autonome per ogni appartamento, così da svincolare immediatamente le famiglie in regola da quelle insolventi. “Il rischio è che in questo dramma generale si scateni una guerra di tutti contro tutti, mentre è opportuno far quadrato intorno ad un’unica soluzione”, ha aggiunto l’assessore. Il secondo impegno è quello di sollecitare Iacp sul versante delle utenze e di trovare un’intesa con l’Acq per tamponare immediatamente la falla. Prima che diventi una voragine.

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