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L'Italia dei treni finisce a Bari. Chimera dell'alta velocità e proteste tardive

Da un paio di giorni fioccano le consuete proteste bipartisan, quando si procura una ferita al territorio. Questa volta è il Frecciarossa, che si fermerà nel capoluogo regionale. Forza Italia, Pd, Udc associazioni, sindaci: tutti agguerriti. Ma cosa cambierà davvero?

LECCE – Nella metà degli anni ’90 Piero Pelù smentì la leggenda metropolitana secondo cui il nome della sua band, Litfiba, fosse l’acronimo per “L’Italia finisce a Bari”. Al di là di tutto, il problema è sempre stato vissuto come reale da una vasta fascia di popolazione.

Litifba sicuramente significherà altro, ma che l’Italia finisca a Bari sembrano confermarlo per l’ennesima volta anche il governo e le ferrovie, se è vero che il sottosegretario alla presidenza, Camillo D’Alessandro, ha annunciato nei giorni scorsi il nuovo collegamento Frecciarossa da Milano al capoluogo regionale. Con l’alta velocità i viaggiatori accorceranno il tragitto di circa un’ora e un quarto. Ma dall’innovazione resta ancora una volta tagliato il sud del sud. Nonostante sia uno dei più potenti traini dell’economia regionale con il turismo.

Da qui un'ondata di sdegno, i soliti mugugni bipartisan di chi rappresenta il Salento, a livello locale e nazionale, ma che viene accusato da altridi essere stato immobile fino a frittata fatta. 

Tant'è. Per Rocco Palese di Forza Italia, vicepresidente della Commissione bilancio della Camera, “la buona notizia” lascia ampio spazio al rammarico. “Non si capisce perché quello stesso treno non debba arrivare fino a Lecce posto che la linea lo consente e che da mesi il Governo Renzi continua a promettere di voler investire sul piano del ferro al Sud”.

“Lecce ha già subito tagli ingiustificati di quantità e qualità di treni e adesso sembra davvero una beffa quella di poter arrivare a Bari a bordo di un Frecciarossa dovendo poi cambiare treno, e prenderne uno più lento, fino a Lecce”, ha aggiunto nei giorni scorsi, ricordando “al Governo Renzi, che con il nostro Governo era stato assunto l'impegno di portare anche questa linea fino a Lecce, ipotesi di cui non si sente neanche più parlare. Riteniamo che il presidente del Consiglio debba dare risposte chiare al Sud, alla Puglia e al Salento già a partire dal discorso che terrà per inaugurare la Fiera del Levante”.

L’ultima volta, in quell’occasione, una risposta in effetti Renzi l’ha data al Salento: l’approdo certo del gasdotto di Tap a San Foca, salvo improponibili soluzioni dell’ultim’ora.

Ernesto Abaterusso, consigliere regionale del Pd a proposito dei treni ha ricordato “dopo il capoluogo pugliese ci sono ben altri 200 chilometri da percorrere per arrivare fino al Capo di Leuca”. “Non si capisce quindi la scelta di Trenitalia di penalizzare ancora una volta il Salento facendo partire, dal prossimo 20 settembre, ben due convogli al giorno che collegheranno Bari a Milano. Come se il Salento non esistesse. Come se il Salento non fosse già abbastanza penalizzato dai continui tagli alle infrastrutture”.

Per Abaterusso, “mettere in una condizione di marginalizzazione Lecce e la sua provincia, vorrebbe solo dire vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad ora in termini d’investimento sul territorio e sul turismo”. Per questo ha chiesto lumi al sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro.

Wojtek Pankiewicz, presidente dell’associazione Valori e rinnovamento è fra i più critici verso la politica. Già L'autostrada finisce a Bari, "Trenitalia ha già in passato ingiustificatamente soppresso diversi treni per il Salento” e  “ora si profila l'ennesima beffa”. “Noi salentini paghiamo regolarmente le tasse. Perché allora veniamo considerati cittadini di serie B?” Ed è qui anche e soprattutto il nodo dolente. Ll’anatema giunge forte e chiaro a tutti, ivi compresi – evidentemente – i due esponenti che l’hanno preceduto nei commenti: “Dove sono i rappresentanti delle istituzioni del Salento? Dove sono i politici di destra, centro e sinistra? Riscaldano solo poltrone e percepiscono succulente indennità? Sono felici di pesare meno del due di briscola?”

Pankiewicz suggerisce anche alla stampa “di non pubblicare il diluvio di sfoghi e sdegnate reazioni dei nostri politici a uso e consumo nostro, locale, ma di dare il giusto rilievo solo alle iniziative concrete che eventualmente dovessero porre in essere per salvaguardare i diritti del territorio salentino”. Il che potrebbe anche essere condivisibile. “Da parte nostra, noi di Valori e Rinnovamento – conclude -, in caso di inefficacia delle azioni che le istituzioni e la politica salentina riterranno di intraprendere, promuoveremo un tavolo dell'associazionismo salentino per organizzare la battaglia anche con  clamorose forme di protesta  presso la stazione ferroviaria”.

E intanto, s’indigna anche il comitato provinciale dell’Ucd: “Non è dunque bastato il boom turistico del Salento, che contribuisce non poco a far ridestare dallo zero il pil italiano, a far comprendere che il Salento ha gli stessi diritti del Foggiano e del Barese? Per quanti anni dobbiamo scontare la sfortuna di essere collocati nel tacco d'Italia?" 

"Da oggi – aggiungono - in qualità di coordinamento provinciale Udc, iniziamo un a battaglia di giustizia e coerenza insieme agli operatori turistici ed a tutti coloro che nelle istituzioni vorranno sostenere questa nostra legittima richiesta; andremo nelle strade e nelle piazze dei nostri comuni a sensibilizzare l'opinione pubblica su questa ingiustizia e ci rivolgeremo a chiunque nelle istituzioni, a partire dal nostro assessore, Toto Negro, al ministro Galletti, ai quali chiederemo di farsi promotori con il presidente Emiliano e con il primo ministro Renzi di questa richiesta. Lo dobbiamo, anche al 6 per cento dell'elettorato che alle ultime elezioni ha creduto, ancora una volta, in noi”.

Paolo Pagliaro, dell'ufficio di presidenza di Forza Italia e presidente del Movimento regione Salento, attacca poi un po’ tutti. “Si leggono appelli di parlamentari salentini, sindaci e altre cariche istituzionali per prolungare la Frecciarossa fino a Lecce. Sono lacrime di coccodrillo di chi avrebbe potuto far sentire la voce del nostro territorio nelle sedi e nei momenti opportuni ma che ha preferito, invece, esprimere il suo dissenso ex post a botte di comunicati stampa”.

“È ancor più evidente – aggiunge - che il Salento sia costretto all'isolamento anche per colpa di chi dovrebbe rappresentarlo ed essere difensore dei suoi interessi”. E rilancia così il suo pallino, l’idea della Regione Salento: “L'unica opportunità vera per il territorio, oggi come ieri. Una regione non la puoi tenere fuori da tutto”.

Sull’alta velocità, poi, aggiunge: “E’ un problema vecchio: non hanno investito da Bari a Lecce con progetti per potenziare la linea rotabile esistente, in quanto a Lecce non c'e il nuovo sistema di controllo centrale compiuterizzato che invece è attivo da Bari a Bologna. A Lecce non hanno previsto e voluto né la tecnologia né il personale formato per supportare il treno tecnologico come l'Etr500 Freccia Rossa. Per i dirigenti di Trenitalia di fatto la stazione di testa in Puglia è Bari e non Lecce quindi tutte le infrastrutture tecniche, logistiche e tecnologiche si fermano a Bari, tagliando fuori un intero territorio con grandi potenzialità di crescita”.

“Da qualunque punto di vista si guardi, la decisione delle Ferrovie dello stato di fermare a Bari i collegamenti con il nord è inaccettabile e va pertanto rapidamente rivista, prevedendo che i treni frecciarossa giungano sino a lecce come è giusto che sia in un paese che non può accettare che vi siano territori e cittadini di serie B”. Dice poi il consigliere comunale del Pd, Antonio Rotundo.

“Innanzitutto dobbiamo confidare in un doveroso pronto intervento del governo e dei parlamentari sui vertici delle ferrovie, ma proprio per favorire un esito di questo tipo è necessario da subito organizzare la mobilitazione della società salentina e delle istituzioni per dire con una sola voce che non siamo per nulla disposti a subire passivamente una decisione così iniqua e punitiva per un territorio che sta compiendo sforzi straordinari per vincere la sfida della crescita economica e della promozione turistica avendo scelto di camminare sulle proprie gambe e chiedendo allo stato solo di essere messo nelle condizioni di farlo”.

Rotundo propone anche “una seduta del Consiglio comunale aperto ai sindaci salentini ai parlamentari ed ai consiglieri regionali con la presenza di Emiliano da tenersi simbolicamente presso la stazione ferroviaria sarebbe  il segnale più forte ed al tempo stesso più emblematico di un salento unito che non intende abbassare la testa e che non accetta l'idea che l'Italia si ferma a Bari”.

Sul caso anche il consigliere regionale del Movimento Schittulli-Area Popolare, Luigi Manca, che si dice “sconcertato e profondamente indignato prima di tutto per la scelta assurda e incomprensibile operata dai vertici di Trenitalia di far terminare alla stazione di Bari la tratta annunciata dei nuovi Frecciarossa da Milano a partire dal 20 settembre prossimo, come se il resto della Puglia, il Salento, le province di Lecce, Taranto e Brindisi non esistessero".

Ma la beffa sta in "una risposta e una giustificazione ancora più irritanti: motivazioni economiche, analisi dei costi e benefici per l’azienda. Da cittadino prima ancora amministratore - aggiunge -, invito tutte le istituzioni locali a ogni livello, i miei colleghi in Consiglio regionale, i parlamentari salentini, pugliesi e meridionali in particolare a ribellarsi contro una politica sempre più mirata alla marginalizzazione e alla penalizzazione di un intero territorio. E a sensibilizzare il Governo nazionale a intervenire sui vertici di un’azienda che lede così pesantemente il diritto alla mobilità garantito dalla Costituzione". 

Il rischio, però, è che come quasi sempre è accaduto anche in passato di fronte ai continui schiaffi verso il Salento, alle prese di posizione a parole segua il consueto nulla assoluto. 

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