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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Diritto alla salute e poli energetici e industriali, le proposte di Legambiente

Un documento ufficiale dell'associazione degli ambientalisti pretende che non vi siano "accordi al ribasso, né baratti tra salute e lavoro". Sulla necessità di bonificare gli impianti industriali, Ilva in primis, la priorità è ora quella di reperire nuove risorse

LECCE – Quella del diritto alla salute e dei pericoli derivanti dall’inquinamento è un tema quanto mai attuale e di pubblico interesse. Nella contrapposizione tra ambiente e salute da una parte e lavoro dall’altra, argomento che non può non toccare nel vivo ogni persona sensibile, Legambiente sta facendo una scommessa molto difficile: quella di credere che questa angosciante dicotomia possa trovare una sintesi positiva per cui nessuno più sia costretto a scegliere tra salute e lavoro, ma che tutti abbiano diritto a lavorare in un ambiente sicuro in cui non ci si ammali o si muoia.

Sono sempre meno i sostenitori della tesi che i poli industriali o energetici possano essere “emendati”. Che sia possibile, cioè, attuare interventi tali da abbatterne drasticamente il micidiale impatto ambientale. Una tesi quasi obbligatoria in una terra come il Salento, da sempre affamata di lavoro (120.000 disoccupati solo nella provincia di Taranto).  Per questo solo i necessari interventi potranno garantire un futuro all’Ilva, e agli altri poli industriali ed energetici, consentendole di essere competitiva e al passo con il meglio della siderurgia mondiale.

A riguardo è ben precisa la linea di condotta di Legambiente che, in un documento ufficiale evidenzia come “non si accetteranno accordi al ribasso, autorizzazioni ambientali con prescrizioni blande e dilazionate nel tempo, e baratti tra salute e lavoro”. Legambiente, unitamente e per entrambi i poli, industriale ed energetico chiede innanzitutto che siano rinvenute ulteriori risorse per le bonifiche e che si proceda con rapidità e nella massima trasparenza ai relativi lavori. Inoltre che vi sia un’azione istituzionale più incisiva contro i criminali che hanno sfruttato o “creato” le maglie larghe che hanno consentito scempi ambientali e sociali, promuovendo però al contempo le fonti rinnovabili.

Tra le proposte dell’associazione da sempre in prima linea per la tutela dell’ambiente e della salute, quella di uno sforzo straordinario ma necessario per la riqualificazione del territorio e per imprese e lavoratori locali. In particolare la creazione di un Distretto tecnologico dell'energia rinnovabile così strutturato: Settore ricerca (con il coinvolgimento dell'Università del Salento, dell'Università di Bari e di società private operanti in campo energetico); Settore produzione e commercializzazione, che crei una filiera produttiva che tragga fondamento dalle attività di ricerca e porti alla produzione e commercializzazione di componenti di impianti rinnovabili; Impianto termodinamico, il cui esempio più conosciuto è rappresentato in Italia dall'impianto Archimede, fermamente voluto dal premio Nobel, Carlo Rubbia.

Tra i temi caldi la modifica nel più breve tempo possibile del decreto interministeriale sulla Valutazione del danno sanitario, rendendolo uno strumento che protegga la salute dei cittadini e non gli interessi delle aziende. Nel dettaglio il circolo di Monteroni chiede che non si abbassi il livello di controllo e monitoraggio, fondamentale per individuare criticità che spesso e troppo facilmente degenerano in reati contro l’ambiente e la salute, a tale scopo propone il montaggio di colonnine per il controllo della qualità dell’aria (mancanti sul nostro territorio) e che siano avviati controlli del suolo e sottosuolo nelle cave limitrofe che negli anni Novanta sono state riempite e coperte.

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