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Lido Esercito, per D'Agata il responso del web è chiaro: "Sia una spiaggia libera"

Lo Sportello dei diritti torna sulla questione dello stabilimento fatiscente e decreta: "Il popolo di Internet vorrebbe che fosse abbattuto e restituito il tratto ai cittadini". E dice no ad altre proposte

LECCE – Il caso dello stabilimento fantasma portato alla luce dallo Sportello dei diritti e del quale LeccePrima ha trattato, con ampio dispiegamento di commenti a margine, torna in auge proprio dopo il responso del “popolo del web”. Al centro della questione il Lido Esercito”, nella marina di San Cataldo, fino a pochi anni addietro un vero fiore all’occhiello e oggi in stato di totale abbandono. Il fondatore dello Sportello, Giovanni D’Agata, in tutto questo tempo ha raccolto testimonianze e proposte, pervenute in modo diretto e indiretto, da semplici cittadini e da istituzioni, fra cui spicca una replica dei vertici della Scuola della cavalleria, i quali hanno voluto precisare l'impegno per il recupero del ido e che ha anche avviato il lancio di una serie di proposte per indicarne il destino. 

Per D’Agata, però, il verdetto dovrebbe essere solo uno, come sembrerebbero indicare molti navigatori (e non delle acque salentine, ma delle pagine di Internet, fra giornali online e e-mail): “Se non è possibile recuperarlo in tempi brevi, si demoliscano immediatamente le fatiscenti strutture per renderlo una spiaggia libera e per farlo ritornare nel patrimonio comune di tutti i leccesi”. Questa la sintesi dei messaggi apparentemente più diffusi. 

Per il fondatore dello Sportello, non è praticabile la proposta del Comune di Lecce, ovvero di richiederne la gestione o il trasferimento da parte del ministero della Difesa per un affidamento a  soggetti privati individuati dalla stessa amministrazione comunale. Uno, perché l’amministrazione del capoluogo non ha competenza territoriale, dato che il lido ricade nella fascia di demanio di pertinenza del Comune di Vernole (dove risiedono la maggior parte degli stabilimenti storici, peraltro), ma soprattutto, secondo D’Agata, “per evitare il benché minimo dubbio che dietro un’operazione in apparenza assai positiva ma che rischia di apparire anche ai profani come una forzatura, si vogliano favorire i soliti noti o gli amici degli amici”. Insomma, vi è anche una ragione di opportunità.

D'Agata, dunque, facendosi portavoce di molti, ritiene che una soluzione ottimale, “in controtendenza con la privatizzazione delle spiagge avviata negli ultimi anni sulle coste salentine”, potrebbe proprio essere quella di “restituire un tratto di costa ai leccesi. Sempre che – conclude -, al contrario, il ministero della Difesa possa trovare una soluzione urgente a ripristinare i luoghi e a renderli comunque fruibili già per la prossima stagione estiva”.

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